STRADA STRETTA
Per la verità Armani, che si è dimesso ieri, era entrato nel mirino dell'esecutivo giallo-verde da tempo. Una fusione quella tra i due colossi pubblici, impostata alla fine dell'anno passato, e approvata dal governo di Paolo Gentiloni a fine legislatura, che aveva sollevato più di una critica e che, secondo i grillini, non avrebbe superato l'ostacolo del bilancio Anas 2017. Cioè sarebbe stata affossata dal no al documento contabile, reso non approvabile, secondo i tecnici del ministero dell'Economia da una circostanza non da poco: un buco di 2 miliardi causato dalla mancata svalutazione del patrimonio Anas. Per mesi Mazzoncini e Armani hanno negato il problema, che però alla prova del nove del voto sul bilancio è stato alla fine ammesso ed evidenziato. Nonostante ciò e a sorpresa, il bilancio dell'azienda delle strade è stato approvato. Per coprire i 2 miliardi mancanti si è deciso di allungare di 20 anni la concessione Anas, ovvero dal 2032 stabilito dalle norme attuali al 2052. In questo modo il matrimonio è poi andato in porto. Dopo la fusione sono però cambiate tante cose in casa Anas. Armani ha lasciato la carica di presidente, ma ha mantenuto quella di amministratore e si è conferito quella di direttore generale trasformando il suo contratto e facendolo diventare a tempo indeterminato con annesso un aumento di stipendio.
L'arrivo del nuovo governo ha modificato la strategie. Proprio il ministro Toninelli ha spiegato più volte che l'orientamento è mutato e che l'integrazione di Fs Italiane e Anas va ripensata. Non è ancora chiaro però quale siano le reali intenzioni e come verrà smontata l'alleanza. Di certo a gestire l'operazione ci sarà un manager di fiducia indicato dalle Ferrovie dello Stato.
In serata il commento del ministro Toninelli: «Il vento sta cambiando anche in Anas.
Al passato lasciamo sprechi, stipendifici e manovre meramente finanziarie. Per il futuro lavoriamo a una nuova Anas con meno gente dietro alla scrivania e più tecnici che progettano, costruiscono e mantengono sicure le nostre strade».
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