Molestie e battute hot durante le lezioni in un liceo di Roma: prof condannato, ma la pena è ridotta

Molestie e battute hot durante le lezioni in un liceo di Roma: prof condannato, ma la pena è ridotta
di Adelaide Pierucci
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Mercoledì 7 Novembre 2018, 08:35

Più che battute audaci molestie durante le lezioni. La Corte di Cassazione conferma la condanna per Giuseppe Sberna, il professore di storia dell'arte del liceo scientifico Cavour accusato di aver rivolto frasi non convenevoli e con allusioni sessuali a più alunne. Per il docente che ha sempre respinto le accuse, sostenendo di aver usato al massimo atteggiamenti non convenzionali per avvicinare gli studenti, i giudici hanno solo assottigliato la condanna per molestie, tramutandola dai 4 mesi di carcere fissati in secondo grado a 3 mesi e 20 giorni. La contestazione di violenza sessuale per un riferito palpeggiamento al seno di una 14enne, invece, era caduta in primo grado. In un'occasione il docente (secondo lui per scopi scientifici) avrebbe disegnato su un foglio un organo sessuale femminile. In un'altra, come ha ricordato l'accusa in primo grado, avrebbe consigliato a un'alunna di andare in un centro anziani per «fungere da viagra».

I giudici di appello (le motivazioni della Cassazione devono essere depositate) erano stati chiari nell'inquadrare l'atteggiamento del prof amicone. A partire dalle considerazioni dello strusciamento al seno. «Ritiene questa Corte che uno sfioramento del seno a mano aperta seguito dalla frase Che vuoi che sia, mi è scappata la mano, a fronte dello sguardo incredulo della ragazza, sia vero e vada ricondotto nel reato di molestie contestato».

«INTENDEVA ESIBIRSI»
«Poiché l'atto pur repentino e insidioso e implicante una parte sensibile eroticamente del corpo femminile, per come descritto è stato tale da arrecare disagio e turbamento alla parte lesa, ma non una soddisfazione erotica per l'autore del gesto che intendeva essenzialmente esibirsi, come era solito fare. E che si trattasse di un docente dedito alla battuta, a una certa disinvoltura nei metodi è circostanza che, comunque, era ben nota a tutti e non è stata negata - avevano concluso i giudici - così come erano noti alla preside e ad alcuni docenti questi comportamenti. Ma sia le testi docenti che lo stesso padre della studentessa molestata hanno chiaramente disvelato che la preside, e non solo, non gradiva un ulteriore disturbo all'attività scolastica del liceo, che da poco aveva subito ricadute d'immagine per le vicende dell'assunzione di Scattone (condannato per l'omicidio di Marta Russo) e il suicidio di un allievo a seguito forse di bullismo omofobico (in realtà poi archiviato, ndr)».

 
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