Ue dà ragione all'Italia: danni da riso di Birmania e Cambogia

Ue dà ragione all'Italia: danni da riso di Birmania e Cambogia
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Martedì 6 Novembre 2018, 12:39 - Ultimo aggiornamento: 16:56
La Commissione europea chiude l'indagine e dà ragione ai produttori italiani. C'è effettivamente stato un danno economico causato dalle importazioni a dazio zero dalla Cambogia e dalla Birmania. Paesi per i quali ora si potrebbero ristabilire dei dazi. I due Paesi asiatici, infatti, godono del regime di preferenza commerciale europeo secondo il quale possono importare tutto a costo zero, tranne le armi. Queste sono le conclusioni della Commissione europea, che dovrà proporre al voto dei 28 il ripristino dei dazi ai due Paesi asiatici.

L'indagine era stata avviata lo scorso febbraio in seguito a un'istanza presentata dall'Italia, principale produttore di riso dell'Unione con 1,50 milioni di tonnellate. L'Italia aveva incassato il sostegno di altri sette Paesi: Francia, Spagna, Grecia, Portogallo, Ungheria, Romania e Bulgaria. L'inchiesta è partita dal fatto che negli ultimi cinque anni le quote di mercato di riso cambogiano e birmano a dazio zero entrate nella Ue erano salite rispettivamente dal 13% al 21% e dallo 0% al 5 per cento. Come rilevato dalla Coldiretti, nell'ultimo anno in italia erano arivati 22,5 milioni di chili di riso dalla Cambogia e dalla Birmania. Quindi l'obiettivo dell'indagine era stabilire se le importazioni a dazio zero dai due Paesi asiatici avessero causato gravi difficoltà ai produttori europei di riso nell'arco degli anni dal 2012 al 2017.  

La Birmania e la Cambogia, inoltre, sono al centro di un'indagine della Commissione europea per le ripetute violazioni dei diritti umani. L'inchiesta potrebbe portare alla sospensione di tutte le preferenze commerciali applicate dall'Unione.

«È un risulttao importante che riconosce al nostro Paese il danno economico causato dalle importazioni a dazio zero da Cambogia e Birmania e anche il grande lavoro che stiamo portando avanti a sostegno di un settore che per troppo tempo è stato penalizzato. Abbiamo perso oltre il 50% della superficie investita per la coltivazione. Non possiamo più permettercelo. Adesso basta», ha commentato il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio. 

 
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