Usa: si vota. Queste sono le elezioni di "metà mandato" più costose della storia

Usa: si vota. Queste sono le elezioni di "metà mandato" più costose della storia
di Anna Guaita
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Lunedì 5 Novembre 2018, 00:15
NEW YORK – A conti fatti, quando martedì sera chiuderanno le urne, le elezioni “midterm” americane passeranno comunque alla storia, sia che si verifichi il successo democratico, sia che i repubblicani conservino la loro maggioranza. Per rieleggere i 435 deputati e i 35 dei 100 senatori che correvano quest’anno, saranno stati spesi oltre 5 miliardi di dollari. Una cifra assolutamente colossale, alla quale va poi aggiunto il miliardo e 500 milioni speso per le rielezione di 36 dei 50 governatori.

Molti oratori politici, da Trump stesso all’ex presidente Obama, hanno insistito che queste sono elezioni che avranno un effetto importante sulla democrazia americana. L’entusiasmo in entrambi i partiti è molto più alto che per altre elezioni di “metà mandato”, l’85 per cento dei Dem e l’82 dei Rep si dice “molto interessato” al voto. Ma le elezioni di midterm tradizionalmente soffrono di scarsa affluenza alle urne. E quindi per mantenere alta l’attenzione e tenere avvinti gli elettori si sono spese cifre che non hanno precedenti.

Fra volantini, manifesti, spot tv, comizi, robo-telefonate, pubblicità sui social, nonché visite a domicilio, perfino per le elezioni dei deputati si sono spesso superati i venti milioni di dollari, cosa a dir poco inaudita. I fondi sono arrivati dalla normale raccolta che i candidati fanno di persona, dai due partiti e dai gruppi di pressione (i Pac, “political action committee”), e spesso questi ultimi sono i finanziatori più generosi. Poi ci sono i singoli finanziatori, miliardari che hanno a cuore una o l’altra campagna e sborsano milioni di dollari senza batter ciglio. A questo giro il più generoso è stato Sheldon Adelson, miliardario a capo di un impero di casinò, già principale finanziatore della campagna di Donald Trump e oggi principale finanziatore delle campagne dei deputati e senatori repubblicani. Adelson ha regalato 25 milioni di dollari ciascuno al Congressional Leadership Fund e al Senate Leadership Fund, due Pac dedicati alla rielezione di candidati repubblicani. Fra i democratici il più generoso è stato invece l’ex banchiere Tom Steyer, che ha finanziato con 40 milioni di dollari il Pac da lui stesso fondato, NextGen Climate Action, destinato ad aiutare la campagna elettorale dei candidati impegnati nella lotta per l’ambiente.

La campagna congressuale che è costata più di tutte intanto è quella per il seggio senatoriale in Florida. Qui il governatore uscente Rick Scott sfida il democratico Bill Nelson. Nelson è già stato eletto e confermato due volte al Senato, e questa sarebbe la terza, ma il suo seggio è stato indicato come uno di quelli a rischio per i Dem. Scott e Nelson hanno riversato la bellezza di 160 milioni nella campagna. Al secondo posto come seggio “caldo” è quello che la democratica Claire McCaskill potrebbe perdere in Missouri davanti alla sfida del repubblicano pro-Trump Josh Hawley, e qui i due hanno speso 108 milioni di dollari.

Nel campo della Camera, è stato calcolato che i dieci seggi più “in bilico” sono costati 142 milioni in spese elettorali ai Dem e 96 ai Rep. Mentre fra i governatori, la spettacolare gara dell’Illinois non ha rivali: qui il democratico J.B. Pritzker corre contro l’attuale governatore Bruce Rauner. Sia Pritzker che Rauner sono miliardari, erede della catena degli Hotel Hyatt il primo, ex gestore di un hedge fund il secondo. Il primo ha riversato nella campagna più di 100 milioni di dollari, il secondo circa 82.

E’ comprensibile, davanti a queste cifre, che i cinici critichino il sistema americano come un sistema caduto nelle mani delle classi dominanti: solo chi ha soldi, o tanti amici con tanti soldi, può sperare di aprirsi una strada in politica. Ma le eccezioni ci sono, e proprio in questa campagna elettorale così apparentemente inaccessibile, si sono fatti avanti candidati come Alexandra Ocasio-Cortez, la giovane democratica di New York, che ha sconfitto alle primarie il superfavorito del partito, solo andando di porta in porta, a presentarsi, spendendo poche centinaia di dollari.



 

 
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