Tunisi, una kamikaze si fa esplodere in centro e fa nove feriti

Attacco kamikaze a Tunisi in pieno centro, ci sono feriti
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Lunedì 29 Ottobre 2018, 14:37 - Ultimo aggiornamento: 20:12

Torna l'incubo del terrorismo in Tunisia. Poco prima delle 14 di oggi una donna si è avvicinata ad una pattuglia di polizia, sulla centralissima Avenue Bourguiba, davanti al Teatro Municipale, e si è fatta saltare in aria, seminando il panico tra la folla e ferendo 8 poliziotti a bordo di una camionetta e un civile, fortunatamente in maniera non grave. Secondo le prime ricostruzioni, la donna sarebbe stata identificata come Mouna Kebla, una trentenne laureata da quattro anni in inglese commerciale, disoccupata che si occupava saltuariamente di attività agricole, con un padre invalido e madre casalinga. 
 

 

Originaria di Sidi Alouane, vicino a Mahdia, avrebbe lasciato la sua casa tre o quattro giorni fa per raggiungere la capitale, ma nessuno aveva sospettato del suo piano. Prima di farsi esplodere, hanno riferito media locali, avrebbe gridato 'Allah Akbar' prima di farsi esplodere. L'attentato è stato subito definito «un atto terroristico» dal portavoce del ministero dell'Interno tunisino, Sofiene Zaag. Solo il fatto che la cintura esplosiva celata dalla donna con il velo sotto il vestito era di tipo artigianale ha evitato quella che poteva essere una vera e propria strage, data l'ora ed il luogo. L'Avenue Bourguiba infatti, oltre ad essere stata teatro delle proteste popolari della rivoluzione nel 2011 e sede del ministero dell'Interno, è anche abituale meta di svago e ritrovo per cittadini e turisti e proprio per questo motivo pattugliata abitualmente da centinaia di agenti.

L'azione solitaria condotta dalla donna riporta in primo piano la minaccia dei lupi solitari del terrorismo jihadista che la Tunisia combatte da anni, in particolare dal 2015, annus horribilis degli attentati al Museo del Bardo, al resort di Sousse e al bus delle Guardie presidenziali anch'esso in pieno centro città. Ne è ben consapevole il presidente della Repubblica, Beji Caid Essebsi, che lo scorso 5 ottobre ha prorogato di un altro mese lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale, una misura eccezionale che si prolunga dal 26 novembre 2015, giorno dell'attacco kamikaze dell'Isis al bus delle guardie presidenziali. Il presidente ha condannato l'attentato come «un attacco allo Stato e al suo prestigio».

La Tunisia, unico tra i Paesi delle 'primavere arabè ad aver portato a termine con successo la transizione democratica, è stata in questi ultimi anni anche tra i principali esportatori di foreign fighter, con un numero di giovani partiti verso Siria e Iraq stimato dalle organizzazioni internazionali tra le 5000 e le 7000 unità. Numeri allarmanti, rispetto ai quali bisogna dar atto di una forte risposta da parte delle autorità tunisine, fin dal principio, con l'approvazione nel 2015 di una severissima legge antiterrorismo che ha portato all'arresto di migliaia di jihadisti fiancheggiatori del sedicente Stato islamico.
Mentre gli investigatori procedono nelle indagini per capire le ragioni dell'attentato e se la donna possa aver avuto complici, i timori delle autorità tunisine vanno anche alle possibili ricadute sul settore turistico dell'azione odierna, proprio ora che il numero dei turisti in arrivo nel Paese stava tornando ai livelli pre-rivoluzione, con un aumento del 46% fino al 10 ottobre scorso e oltre 6 milioni di visitatori. Il ministero del Turismo ha dichiarato più volte di aspettare entro la fine dell'anno l'arrivo di oltre 8 milioni di turisti, un traguardo messo in dubbio dall'azione kamikaze di oggi.

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