Si tratta di una «legge manifesto - accusa Gonnella- che si fonda sull'assenza totale di bisogni reali di prevenzione criminale e che metterebbe a rischio la sicurezza, attaccando principi giuridici consolidati del nostro ordinamento, intaccando il monopolio dell'uso della forza da parte delle Forze di Polizia, e che vorrebbe mettere il bavaglio ai giudici». Oggi i dati degli omicidi, fa notare, «sono ai minimi storici e incentivare il possesso e l'utilizzo delle armi non farà altro che far aumentare il numero dei morti nel nostro paese. Inoltre anche i numeri delle rapine sono incomparabilmente minori rispetto a quelle dei furti in casa». Gonnella ricorda che la legge attualmente in vigore «deriva da una norma del codice Rocco varato in epoca fascista ed è stata modificata nel 2006, sempre su proposta della Lega» e consente già «di usare l'arma ogniqualvolta vi è un'intrusione nella propria dimora o in altro luogo ove venga esercitata un'attività commerciale, professionale o imprenditoriale».
La proposta della Lega «ha l'obiettivo di evitare che chi usa le armi contro un presunto ladro sia indagato. Ma l'intervento del giudice è ineliminabile: in un paese democratico solo un'indagine e un giudice possono verificare l'esistenza effettiva di un'intrusione e accertarsi dell'identità, del ruolo della persona uccisa e della dinamica dell'atto presunto criminogeno».
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