Martin Scorsese alla Festa del Cinema di Roma: «I film italiani mi hanno cambiato la vita»

Martin Scorsese alla Festa del Cinema di Roma: «I film italiani mi hanno cambiato la vita»
di Alessandro Di Liegro
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Lunedì 22 Ottobre 2018, 21:42 - Ultimo aggiornamento: 23 Ottobre, 12:46

Oltre due ore di incontro in una sala Sinopoli stracolma di pubblico e con un parterre di premi Oscar da stropicciarsi gli occhi, da Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo a Nicola Piovani e Giuseppe Tornatore. Una standing ovation sentita e commossa per uno dei registi che meglio di ogni altro: «Con il loro lavoro ci aiuta a capire chi siamo», come ha detto Paolo Taviani consegnandogli il premio alla carriera.

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Martin Scorsese, atteso come un Papa – che incontrerà domani, tra l'altro - ha aperto il libro dei ricordi, snocciolando una lezione di cinema nella quale ha analizzato i film italiani che hanno contribuito maggiormente alla sua formazione: «La mia vita è cambiata tante volte, guardando questi film». Da “Umberto D.” di Vittorio De Sica del 1952 a “La presa al potere di Luigi XIV” di Roberto Rossellini, il maestro statunitense ha illustrato in modo analitico e dettagliato i particolari che hanno reso immortale il cinema italiano, dal neorealismo fino alla rivoluzione di Antonioni, raccontato attraverso “L'Eclisse”, e Fellini: «Ho incontrato più volte Fellini – racconta – dovevamo fare anche un documentario insieme, ovviamente alla sua maniera. Purtroppo è morto senza che riuscissimo a realizzare questo progetto».
 

 


“Accattone”, di Pasolini: «È stato il primo film che aveva delle persone con le quali mi sono riuscito a identificare. Mi ha sorpreso la santità di questo film. Ho imparato tantissimo da Pasolini, persino nella scelta delle musiche». Di Roberto Rossellini ricorda un incontro fortuito nel traffico di Roma: «Mi disse che non gli interessava più fare cinema per l'arte, ma di voler istruire, educare». Di Ermanno Olmi – di cui è stato proiettata una clip da “Il Posto” – ha preso lo stile scarno: «In cui l'umanità sembra essere allontanata. Ho utilizzato questo stile in “Toro Scatenato”» i cui titoli di testa sono stati utilizzati per omaggiarlo: «È la parte che più amo del tuo lavoro» ha detto il direttore della Festa del Cinema di Roma Antonio Monda. Durante l'incontro, Scorsese ha ammesso di aver cercato di dare un'idea dei film che maggiormente hanno avuto un impatto nel periodo della sua formazione: «Quando avevo 5 anni avevamo piccola tv 1948/49, vedevamo i film del neorealismo, “Roma città aperta”, “Paisà”, “Sciuscià”, “Ladri di biciclette”. Quello per me non era cinema era il mondo reale, non sapevo cosa fosse, li vedevamo in tv a casa».

Trova momenti per scherzare, suscitando l'ilarità della platea, come quando fa autoironia sul suo senso dell'arte: «Il mio amico Richard Price, scrittore, mi dice sempre che oltre la Madonna col Bambino non riesco ad andare», quando ricorda i suggerimenti di produzione di Fellini: «Mi diceva: “quando devi fare un'esterna, fermati dove c'è un ristorante buono, anche se la scena non ti serve a niente» o quando elogia “Divorzio all'Italiana” di Pietro Germi e la sua ironia espressa nel volto di Mastroianni e nei movimenti di camera del regista: «senza dubbio, lo stile di “Divorzio all'italiana” mi ha influenzato per l'humor nella commedia. Non lo vedevo da tanto tempo almeno 8 anni, ma ogni volta mi colpisce lo stile così satirico».

Parla della sua famiglia - «i miei nonni sono venuti in America negli anni '10» - mentre sullo schermo passano le immagini di “Salvatore Giuliano” di Francesco Rosi e “Il Gattopardo” di Luchino Visconti: «Mia nonna è di Donnafugata – chiosa – e mi sono sempre chiesto come mai non avessero fiducia nelle istituzioni. C'è questa scena potentissima nel film di Rosi, in cui l'attrice diventa la madre per eccellenza, che piange questo figlio che non è più un bandito. È una cosa con cui sono cresciuto e che in America è assurda. Ci insegnano a non mostrare le emozioni, mentre qui emergono fortissime».

Scorsese tornerà in Auditorium il 24, per la presentazione di “San Michele aveva un gallo” dei fratelli Taviani e in questo incontro, aperto al pubblico, parlerà del nuovo cinema italiano: «Stiamo cercando di rendere consapevoli le persone della grandezza del cinema italiano.
Voglio sollecitare le persone che possono farlo, di promuovere i nuovi cineasti italiani che ce ne sono molto bravi. Tutti quanti insieme possono abbattere il sistema», ha concluso tra gli applausi scroscianti della folla.

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