Manovra, Confindustria: il governo la corregga

VIncenzo Boccia
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Sabato 20 Ottobre 2018, 22:00
La scure di Mooody's sul rating dell'Italia, ora a un passo dal livello "spazzatura", e la lettera di richiamo della Commissione europea devono portare il governo «evidentemente a correggere» la manovra, puntando più risorse sulla crescita: è possibile, «si può correggere, ma i tempi sono stretti». Questa è la sfida che il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, indica all'indomani del declassamento deciso dall'agenzia di rating. Lo fa parlando dal convegno dei Giovani imprenditori a Capri che rivendicano i toni usati sul governo: «Gridiamo per il Paese».

Ospite d'onore è il ministro degli Affari europei, Paolo Savona. Che dal palco manda un messaggio di rassicurazione, rivolto al Paese, alle istituzioni europee e ai mercati: il debito pubblico italiano è «assolutamente solvibile», non c'è alcun rischio default. Savona crede nella ricetta basata sulla crescita, che può essere lanciata dalla «riattivazione degli investimenti»: tanto che, «se riusciamo» a fare questo, «possiamo crescere benissimo al 2 e al 3%», sostiene il ministro che spiega di aver votato la manovra «a condizione che venga verificata ogni trimestre per leggere cosa accade interno a noi» e per evitare che si proceda come se la legge di bilancio avesse un pilota automatico.

La crescita è la parola chiave anche per gli industriali: se si usano le risorse «solo per fare deficit e debito strutturale - avverte Boccia - la partita è persa». Invece, questo esecutivo «deve fare propria una sfida: quella che attraverso la crescita si può sforare e anche di un punto il rapporto deficit/Pil. Attraverso la crescita - rimarca ancora - si rende sostenibile la manovra e si gioca anche la credibilità del governo». Il leader degli industriali torna anche su alcune misure specifiche della prossima legge di bilancio Lega-M5s, come il reddito di cittadinanza che «non può essere un  ussidio», dice criticando anche la sua architettura: «Un giovane che può rinunciare a tre proposte di lavoro?», ci chiede. Impossibile «in un Sud dove se ne arriva già solo una è un miracolo».

Il percorso delineato da Boccia ha un obiettivo chiaro ma ha però «tempi stretti», incalza, visti i giudizi delle agenzie di rating (dopo Moody's è atteso a fine ottobre quello di Standard & Poor's), la risposta che l'Italia deve inviare a Bruxelles lunedì prossimo e la definizione finale della manovra: c'è una «questione temporale». «Non si può aspettare», prosegue, bisogna «agire, reagire, anticipare», avverte. E c'è la spada di Damocle dello spread, la cui corsa venerdì è arrivata a superare quota 340 punti per poi ripiegare: «Tensioni e ansie sui mercati poi vengono addosso a noi - avverte ancora Boccia -. Lunedì mattina si riaprono le fabbriche e lo spread che aumenta diventa un problema di tasso di interesse delle imprese e delle famiglie italiane: lo spread è una tassa indiretta», un peggioramento dello spread non può che «peggiorare» crescita, sottolinea Savona, tornando a dirsi «certo che abbiamo un'industria esportatrice, e non solo, talmente solida che siamo in grado di far fronte benissimo a tutti i nostri impegni» ed escludere un rischio default per l'Italia. Il ministro sostiene anche che non via sia «alcuna probabilità che incorra in un cosiddetto rischio di denominazione, cioè di rifiutare l'euro come denominazione del suo debito. Se accadrà, sarà per motivi esterni al Paese».

Il rapporto tra imprenditori e governo è di certo uno dei temi che ha fatto di sfondo al convegno di Capri. Il leader dei
Giovani Imprenditori, Alessio Rossi, nel chiudere il convegno ha così fatto cenno a «messaggi» arrivati «dal Governo» sull'opportunità dei toni usati da Confindustria. «La risposta che possiamo dare - dice - è solo una: gli imprenditori quando alzano la voce è perché hanno a cuore le loro imprese e il loro Paese. Non preoccupatevi quando ci sentirete gridare, preoccupatevi quando non sentirete più la nostra voce: perché allora vorrà dire che nessuno vorrà più lavorare nel nostro Paese».
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