Gli negano l'asilo politico, ventiduenne del Gambia si toglie la vita

Una immagine di Amadou Jawo tratta dal suo profilo Facebook. Amadou Jawo, un 22enne del Gambia che da due anni viveva in Italia, si è tolto la vita, impiccandosi al cornicione della casa a Castellaneta Marina dove viveva con altri connazionali
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Mercoledì 17 Ottobre 2018, 18:20 - Ultimo aggiornamento: 21:15

Doveva tornare nel suo paese di origine perchè gli avevano negato l'asilo politico e si sentiva un fallito. Sarebbe stata questa la molla che ha spinto Amadou Jawo, un 22enne del Gambia che da due anni risiedeva in Italia, a togliersi la vita impiccandosi al cornicione del terrazzo dell'abitazione che condivideva con alcuni connazionali, a Castellaneta Marina. Il gesto risale a lunedì scorso: a darne notizia è l'associazione Babele, che ha avviato una raccolta fondi per il rimpatrio della salma. 

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Fonti del Viminale spiegano che Amadou aveva un permesso di soggiorno con scadenza a marzo 2019 e viveva con alcuni connazionali. In Italia aveva chiesto lo status di rifugiato: gli era stato respinto il 7 dicembre 2016, ma lui aveva fatto ricorso e lo scorso 12 ottobre il giudice si era riservato riservato la decisione. Non era dunque detta ancora l'ultima parola. Riguardo ai motivi del gesto, le stesse fonti dicono che i suoi compagni, sentiti dai carabinieri, «hanno imputato il gesto a uno stato depressivo. Secondo gli inquirenti il 22enne aveva anche manifestato l'intenzione di tornare in Gambia, usufruendo dei rimpatri assistiti».

«Amadou - racconta una attivista di Babele - a 22 anni ha scelto di uccidersi. Aveva avuto un diniego. Qui in Italia, per la legge, non poteva più starci. Finisce così la storia di un ragazzo come tanti, su cui violenze ed anni di stenti avevano prodotto un dolore sordo, mai affrontato. Ora riportiamo la sua salma nel suo villaggio in Gambia». Il 22enne era stato prima in una struttura di accoglienza nel leccese e poi si era trasferito a Castellaneta Marina, dove svolgeva lavori saltuari. Dopo che gli era stato negato lo status di rifugiato «non riusciva a darsi pace». Due giorni fa, infine, il giovane è salito sul terrazzo dell'abitazione in cui viveva con altri ragazzi, si è legato una corda al collo e poi si è lasciato cadere.

A nulla sono serviti i tentativi di rianimazione da parte del 118. «Riportiamo la sua salma nel suo villaggio in Gambia», è l'appello dell'associazione Babele, che ha acceso un conto corrente e sta raccogliendo donazioni con appelli diffusi anche tramite i social network. «Servono in pochi giorni - viene spiegato - circa 5mila euro per pagare l'agenzia funebre che si occupa dello spostamento. Il sogno di Amadou era tornare in Africa. Realizziamo insieme il suo ultimo desiderio». Nei giorni scorsi, c'erano state tensioni a Foggia, nelle campagne di Borgo Mezzanone, dove circa 50 migranti, secondo la denuncia dei sindacati di Polizia, per impedire l'arresto di un gambiano, avrebbero colpito due agenti, costringendoli a medicarsi in ospedale le ferite giudicate guaribili in 15 e 30 giorni. Lo straniero aveva chiesto asilo politico all'Italia.

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