Pensioni, per uscire a 62 anni tornano le finestre. Assegni alti, arrivano le deroghe ai tagli

Pensioni, per uscire a 62 anni tornano le finestre. Assegni alti, arrivano le deroghe ai tagli
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Venerdì 12 Ottobre 2018, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 11:34
LE NOVITÀ
ROMA Molti pensionati che percepiscono assegni al di sopra dei 90 mila euro lordi l'anno potrebbero essere esentati dal taglio voluto dal Movimento Cinque Stelle. Il disegno di legge che prevede per questi trattamenti una decurtazione proporzionale all'età alla quale si è lasciato il lavoro è all'esame della Camera, ma si lavora ad una nuova versione della norma che potrebbe anche essere travasata nel decreto fiscale che il governo sta preparando. La novità starebbe nell'esenzione di tutte quelle persone che hanno dovuto lasciare la propria attività non per scelta personale ma in forza di una disposizione di legge. Si trovano in questa posizione le lavoratrici, per le quali fino agli anni Ottanta l'età della pensione era fissata a 55 anni, limite poi portato a 60, ma anche i militari e gli appartenenti alle forze di polizia che avevano e hanno tuttora età ordinamentali più basse di quelle previste per il pensionamento della generalità dei lavoratori.
I DUBBI
In questo modo verrebbero superati i dubbi sulla possibile costituzionalità del provvedimento, ma allo stesso tempo verrebbe a ridursi in modo sensibile la platea degli interessati. Il meccanismo contenuto nel disegno di legge fissa infatti un'età di riferimento parametrata sull'attuale soglia di vecchiaia e proiettata all'indietro nel tempo sulla base degli andamenti demografici. Si arriva così fino agli anni Settanta: per coloro che hanno sono andati in pensione in quel periodo, e continuano a percepire l'assegno, l'età limite è fissata a 63 anni. La soglia poi risale gradualmente, e tutti quelli che sono usciti prima si vedrebbero tagliare l'assegno di un importo pari a circa il 2 per cento per ogni anno di anticipo. Uno schema che ha scatenato le proteste dei pensionati che appunto sono andati a riposo per legge e non di propria iniziativa. Se il paracadute fosse applicato con questa ampiezza, ad essere penalizzati rimarrebbero solo coloro che hanno lasciato il lavoro per un accordo con il datore di lavoro, più o meno volontario, in caso di crisi aziendale o in altre situazioni: rientrano in questa categoria i cosiddetti esodati. Resta da vedere se questa soluzione risulterà soddisfacente per i Cinque Stelle; e ci sono anche dubbi sull'opportunità di inserire queste norme in un testo che tratta materie differenti, come appunto il decreto fiscale.
Intanto si continua a lavorare sul pacchetto previdenza che dovrà essere inserito nella legge di Bilancio. È confermato l'impianto di quota 100, che permetterà di accedere alla pensione a coloro che hanno almeno 62 anni di età e 38 di anzianità contributiva. Il costo della misura è stato quantificato in circa 7 miliardi di euro. Per contenere l'impatto finanziario iniziale si valuta la possibilità di reinserire il meccanismo delle finestre di uscita che era in vigore prima della riforma Fornero: in pratica il lavoratore matura il diritto alla pensione al conseguimento dei requisiti, ma può accedervi effettivamente solo dopo un certo periodo di tempo. Fino al 2011, questa attesa era piuttosto lunga, un anno per i lavoratori dipendenti e un anno e mezzo per gli autonomi. Stavolta potrebbe trattarsi di un tempo più breve, tre mesi che consentirebbero di spostare in avanti fino ad aprile l'avvio delle misure; in parallelo con il reddito di cittadinanza il cui debutto potrebbe avvenire ugualmente dopo tre mesi, che sarebbero impiegati per rendere più efficiente il sistema dei centri per l'impiego.
IL NODO
Resta ancora da sciogliere il nodo dell'adeguamento dei requisiti per la pensione all'aspettativa di vita. Il governo è orientato a cancellarlo per quanto riguarda i trattamenti anticipati: il requisito di 42 anni e 10 mesi (uno in meno per le lavoratrici) che dal 2019 doveva essere incrementato di cinque mesi, resterebbe invece fermo. Molto più complesso e costoso sarebbe cancellare l'adeguamento demografico per quanto riguarda la pensione di vecchiaia: su questo principio, introdotto già nel 2009-2010 e poi confermato con la riforma Fornero, si basa la sostenibilità di lungo periodo del sistema previdenziale italiano. Il nodo è quindi ancora oggetto di valutazione.
Luca Cifoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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