Bus precipitato dal viadotto, pm chiedono 10 anni per i vertici di Autostrade. L'azienda: «Sconcertante»

Bus precipitato dal viadotto, pm chiedono 10 anni per i vertici di Autostrade. L'azienda: «Sconcertante»
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Mercoledì 10 Ottobre 2018, 15:04 - Ultimo aggiornamento: 19:14

Chiedo una sentenza giusta, che non consenta a nessuno di farla franca». Ha concluso così la sua requisitoria il procuratore capo di Avellino, Rosario Cantelmo, dopo aver chiesto al giudice monocratico del Tribunale irpino, Luigi Buono, la condanna a 10 anni di reclusione per i vertici della società Autostrade per l'Italia spa accusati di omicidio colposo plurimo e concorso in disastro colposo per la morte di 40 persone precipitate a bordo di un bus il 28 luglio del 2013 dal viadotto «Acqualonga» dell'A16 Napoli-Canosa.

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 «Le richieste di condanna appaiono a dir poco sconcertanti, perché non fondate su alcun dato scientifico oggettivo ed in contrasto con quanto emerso in dibattimento» la replica dell'avvocato difensore di Autostrade per l'Italia Giorgio Perroni. Tra gli imputati Giovanni Castellucci, attuale ad di Autostrade, difeso dall'avvocato Franco Coppi, e l'ex condirettore generale, Riccardo Mollo, assieme a direttori e funzionari che dal 2010 si sono succeduti al VI Tronco con sede a Cassino (Frosinone). Per il vicepremier Luigi Di Maio, «in attesa che si faccia chiarezza sulla tragedia del Ponte di Genova e alla luce della richiesta del procuratore di Avellino, l'Ad Castellucci oggi dovrebbe fare un passo indietro e dimettersi». Nel corso della lunga requisitoria, cominciata con l'omaggio alle vittime, Cantelmo ha ripercorso le tappe dell'inchiesta che il 9 maggio del 2016 portò al rinvio a giudizio di quindici persone. Per gli altri tre imputati, (Gennaro Lametta, proprietario del bus; Antonietta Ceriola e Vittorio Saulino, questi ultimi dipendenti della Motorizzazione Civile di Napoli che avrebbero falsificato la revisione, mai avvenuta del veicolo) nella udienza del 5 ottobre scorso, il pm Cecilia Annecchini ha chiesto la condanna, rispettivamente, a 12, 9 e 6 anni. In un'aula gremita, Cantelmo ha in particolare evidenziato le perizie che inchioderebbero alle proprie responsabilità vertici societari e unità operative della società Autostrade. «Non ci sarebbe stata la strage - ha sostenuto - se Autostrade avesse provveduto alla manutenzione del viadotto, potendo tranquillamente svolgerla visto che viene lautamente retribuita dal pedaggio che pagano i cittadini». In particolare, Cantelmo è poi tornato sul degrado dei «tirafondi», i bulloni che assicurano al suolo i new Jersey del viadotto «Acqualonga»: le analisi chimiche eseguite per conto della procura dall'università di Udine li hanno descritti come «sfaldati, rotti, che si sbriciolavano tra le mani». Nell'udienza di oggi, è stato anche disposto il trasferimento degli atti alla Procura per l'ipotesi di falsa testimonianza nei confronti di Marco Pellicanò, responsabile del Terzo tronco dell'unità operativa tecnica, e di Paolo Anfosso, la cui firma compare sul progetto di interventi di sostituzione delle barriere di sicurezza, effettuati tra il 2012 e il 2013 nel tratto autostradale che comprende anche il viadotto «Acqualonga». Prossime udienze: 19 ottobre, 16 e 30 novembre.​

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