In primo grado, il pm di Pavia aveva chiesto per Soffientini, assistito dal legale Gaetano Pecorella, una condanna a 30 anni di carcere.
Una richiesta condivisa anche dai familiari della vittima che si erano costituiti parti civili, con l'avvocato Guido Torti, e che hanno sempre ritenuto la pena di 16 anni troppo bassa e «non adeguata alla gravità dei fatti». Soffientini, stando alle indagini della polizia, avrebbe ucciso Marzola perché era convinto che la vittima avesse impedito la sua riassunzione nell'impresa di onoranze funebri per la quale lavoravano entrambi e da cui lui era stato licenziato.
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