La nuova Samantha Cristoforetti nel “Diario di un'apprendista astronauta”: il lato nascosto della prima italiana nello spazio

Samantha Cristoforetti (Agenzia spaziale italiana)
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 6 Ottobre 2018, 23:11 - Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 00:48

La parola “fortuna” compare 85 volte. Il gruppo “impegno”, “determinazione”, “coraggio” e “studio” si ferma invece, complessivamente, a 51. Appare una volta il termine “seminuda” ed è riferito proprio a lei, Samantha Cristoforetti (“mi tolgo i leggings e il pannolino poi, sospesa seminuda, … riesco a usare la rudimentale toilette della Soyuz”).

E sono tante, tantissime, per il loro essere del tutto inedite, le citazioni spesso affettuosamente travolgenti del compagno Lionel (23, sempre senza il cognome Ferra) e della figlia Kelsi Amel: 2, come gli anni della piccola il cui nome significa Coraggiosa Speranza. 

LATO NASCOSTO
Il lato nascosto di Samantha Cristoforetti è ora raggiungibile viaggiando con sorprendente leggerezza fra le 540 pagine del “Diario di un’apprendista astronauta” che la stessa autrice ha presentato alla libreria Nuova Europa ai Granai di Roma, quasi fluttuando e certo allegra come quando si trovava sulla stazione spaziale internazionale. In prima fila Elisabetta Sgarbi che ha chiesto questa nuova, faticosa, missione alla Cristoforetti spingendola a raccontarsi come mai aveva fatto prima. Attorno a loro, per ore felicemente pigiati l'un sull'altro, un migliaio di fan di tutte le età della prima italiana nello spazio che è stata accolta con un boato. Un boato.

Paolo Ricci Bitti



L'UNIVERSO SI FERMA
Ecco allora  come si vive un istante capitato, dal 1961 a oggi, solo alle 558 persone scelte dopo selezioni impietose per decollare verso le stelle: “Una semplice frase, asciutta e tecnica, scioglie tutta la mia tensione. Ogni fibra del mio corpo, ogni corda del mio spirito si rilassa. Non esulto, non rido, non piango. Mi pervade una gioia quieta e assaporo in silenzio un profondo sollievo. Non c’è passato e non c’è futuro, esiste soltanto questo presente abbagliante. L’intero universo si è fermato e mi rivolge un sorriso benevolo. ... Con un misto di talento, duro lavoro e tanta, tantissima fortuna ho potuto realizzare ciò che è quasi impossibile. È infatti un sogno potente, ma insidioso, che la vita mi ha regalato, perché diventare astronauta è una cosa spaventosamente improbabile. Ora, però, la strada per lo spazio è aperta”.

E’ la notte 18 maggio 2009 e nella sua stanzetta all’aeroporto militare di Istrana, la Cristoforetti ha appena letto la mail con cui l’Agenzia spaziale europea le comunica l’ammissione ai 6 posti per astronauti ambiti da 8mila qualificatissimi candidati che già solo per iscriversi al concorso dovevano avere il certificato medico di idoneità al volo. L'altro italiano dei sei è Luca Parmitano.


E’ un librone - il cui ricavato la Cristoforetti donerà a Unicef Italia - che completa finalmente il ritratto della fenomenale "ingegnera" (sua definizione) aerospaziale e pilota militare, prima italiana a volare nello spazio battendo anche l’allora record di permanenza consecutiva in orbita: 200 giorni fra il 2014 e il 2015 nella missione Futura dell’Agenzia spaziale italiana. Una rigorosa raccolta di memorie “non basata sulla memoria, ma su 7mila mail, appunti e blog” con cui la Cristoforetti toglie molti degli strati della corazza della riservatezza che fa parte del suo carattere “di montanara” e soprattutto della “strategia” che ha scelto nella vita per raggiungere gli obbiettivi prefissati.



OBBIETTIVI AMBIZIOSI
Obbiettivi sempre altissimi e ambiziosi “perché anche se non vengono raggiunti appieno, magari per circostanze sfortunate, richiedono impegno, costanza e applicazione che portano comunque frutti utili per tutta la vita. Non sopravvalutiamo il merito, ovvero rendiamoci conto che, fatta salva la necessaria determinazione per perseguire sempre il meglio, non possiamo pretendere di avere il controllo su tutto: sicuramente altre persone meritavano di diventare astronauti al mio posto, ma per loro, in quel periodo, non si sono allineati i pianeti”.

E’ questo il potente messaggio distillato delle 540 pagine in cui la Cristoforetti fa di tutto per condividere le sue emozioni e per togliere epicità e toni eroici alla sua vicenda, in cui attribuisce molta parte anche alla fortuna. Operazione tanto più apprezzabile quanto non proprio agevole, perché, per quanto lei si definisca apprendista, non c'è alcun superlativo fuoriposto nella sua storia pronta per ispirare non certo solo i candidati astronauti di domani. Già l'anno scorso sul Times campeggiava una sua foto (lei l'ha appreso con piacevole sorpresa) per spingere soprattutto le ragazze a studiare scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (Stem). 

Dei record della quarantunenne trentina, allora, sapevamo appunto tutto, tappe di una carriera con pochi precedenti: determinata, rigorosa, razionale, infallibile, enciclopedica nella scienza, disposta a ogni sacrificio per coronare il sogno, cresciuto piano piano fin da  bambina, di staccare l’ombra da Terra dopo aver esplorato valli e montagne, dopo aver letto Verne e Salgari, dopo essersi "bevuta" tuta la saga di Star Trek "in cui le donne guidano le astronavi dal ponte di comando". Capace di un’impresa unica, titanica, quale quella di addestrarsi nello stesso anno per diventare sia pilota del cacciabombardiere Am-X sia astronauta dell’Agenzia spaziale europea superando selezioni disumane. 

HARRY POTTER
Adesso però, a tre anni dal rientro fra i terrestri, è arrivato il tempo di un’altra Samantha, sempre appassionata di ogni istante della vita, ma non più divorata dalla tensione di diventare astronauta e di compiere la prima missione in orbita. Pronta anche a ricordare di aver provato, nel suo ertissimo cammino, la disperazione per errori che potevano mandare in pezzi il sogno. La cupa e disarmata  preoccupazione per un possibile malanno nella fase finale della  selezione: un falso allarme, per fortuna (ennesima citazione). E la sconfortante delusione, dopo tanti faticosi allenamenti, per dover rinunciare alle passeggiate spaziali, ora suo prossimo irrinunciabile obbiettivo nella seconda missione che potrebbe effettuare fra qualche anno anche con la Cina, tanto la lingua l’ha imparata in sei mesi e senza nemmeno usare gli audiolibri in auto, come aveva fatto per il russo con una copia di Harry Potter.

"Nonostante siano già passati tre anni dal mio rientro dallo spazio, proprio con la scrittura di questo libro potrei davvero definire terminata la mia prima tappa nella vita da astronauta", ha detto alla folla nella libreria.


QUESTIONE DI GENERE
Una Cristoforetti non più allergica, persino, alle questioni di genere, a quel non voler mai e poi mai sentire la sottolineatura di essere “la prima italiana nello spazio”, inevitabilmente oggetto di attenzione rispetto all'essere il settimo astronauta italiano. Ricorda di aver provato grande ammirazione per Eileen Collins, prima pilota dello Shuttle nel 1995 e poi racconta: “In contesti professionali è certamente auspicabile, a mio avviso, perseguire l’ideale di comportamenti uguali nei confronti di uomini e donne ma, pur presupponendo buona volontà e un’affinata consapevolezza di sé, si tratta appunto di un ideale. È probabile, perciò, che io abbia subito di tanto in tanto discriminazioni, ma sottili al punto da non poterle identificare con certezza, così come sottili sono state le altrettanto probabili situazioni in cui sono stata, al contrario, favorita. Nell’impossibilità di una misura oggettiva, e considerando futile indugiare troppo sulle percezioni, ho sempre ritenuto pratico considerare che l’effetto netto sia stato per me approssimativamente nullo”.

SHOPPING
Il Diario ce la racconta impegnata anche a sbirciare vetrine: “Dedicai persino un sabato allo shopping, attività che trovo allettante quanto una visita dal dentista. Tre simpatiche commesse di un negozio del centro di Foggia, cui spiegai che cercavo un completo adatto a un importante colloquio di lavoro, presero molto a cuore il mio caso e mi aiutarono a scegliere un sobrio ed elegante tailleur”. Alle prese anche con dubbi da chiarire con le colleghe veterane: “Serve il reggiseno in orbita?” (risposta: solo quando si fa ginnastica). Del resto l'abbigliamento intimo degli astronauti era già stato al centro della sua inattesa, e ricca di sorprendente verve, recensione del film Gravity pubblicata sul suo blog nel 2013, due anni prima di decollare dal cosmodromo di Bajkonur.

IL REGALO DEL FIDANZATO
E poi eccola commossa per il regalo per il 38° compleanno che il fidanzato Lionel, addestratore di astronauti, era incredibilmente riuscito a farle recapitare in orbita: “Non so come abbia fatto, perché parrebbe un’impresa impossibile, ma Lionel è riuscito in qualche modo a far includere nel carico della Soyuz delle buste di cibo fatte apposta per me, pietanze sviluppate da lui insieme allo chef Stefano (Polato, ndr) ... abbiamo mangiato insieme, io nello spazio e lui sulla Terra, durante la nostra abituale videoconferenza. Il menu? Una deliziosa coda di rospo in una delicata salsa cremosa, con contorno di broccoli alle mandorle e riso rosso alle punte di asparagi. Senza alcun dubbio il pasto più sofisticato mai consumato nello spazio”. Hai capito, il francese Lionel? La scintilla, si scopre, scoccò il 10 febbraio 2010, sulle tribune Kennedy Space Center in occasione del lancio dello shuttle Endeavour.

VODKA A FIUMI
Menu molto meno raffinato, ma assai più alcolico, per il party finale dell’addestramento a Mosca in cui si susseguivano gli elaborati brindisi, rituale assai complesso per i russi: “C’erano dell’acqua, qualche succo di frutta e tanta, tanta vodka. I festeggiamenti proseguirono fino a notte fonda, eravamo felici come bambini al luna park”.

VANITA'
E poi la Cristoforetti che ammette sinceramente di non essere impermeabile al vizio della vanità, toccata "dentro" dalle parole commosse del presidente Napolitano in collegamento con l’Iss: “La chiamo Samantha perché ormai lei è Samantha per tutti gli italiani. Non sono immune dalla vanità, certamente gratificata da tanto affetto, ma per la prima volta mi trovo anche a temere il dopo, il rientro sulla Terra, quella vita dopo la missione spaziale a cui non ho mai davvero pensato. Sarò riconosciuta per strada, al mio ritorno? Il mio paese diventerà il luogo della Terra dove non ho più anonimato, dove sarò oggetto di gossip, dove mi offriranno favori non richiesti, magari chiedendo in cambio un selfie? Il prezzo del mio viaggio nello spazio sarà una vita da celebrità minore, continuamente spinta fuori equilibrio da mille sollecitazioni, come se non fosse abbastanza faticoso, anche senza le trappole della notorietà, condurre una vita centrata, virtuosa e rispettosa degli altri? “La celebrità è un malanno che lascia sempre una traccia,” scriveva Oriana Fallaci, all’epoca delle missioni Apollo”.

SGRIDATA DAL COMANDANTE
Dalla prima, infinita, emozione di trovarsi a tu per tu con la stazione spaziale al rimbrotto - in diretta radio - incassato come l'ultima delle novelline. La Soyuz è quasi agganciata alll'Iss quando: “Semplicemente, non ero preparata a tanta, improvvisa bellezza. “Oh mio Dio,” esclamo ad alta voce, e subito (il comandante) Anton mi intima di fare silenzio. Ha ragione, naturalmente: il trasmettitore radio è acceso e a terra non possono sapere che tutto va bene, che non c’è alcun problema, se non un esubero di felicità. La Stazione spaziale è là fuori, imponente e splendente, arsa da una luce arancione calda e viva, in cui i grandi pannelli solari sembrano bruciare, incandescenti. Quando torno a rivolgere lo sguardo fuori, pochi istanti dopo, il bagliore arancione è scomparso. Ora la Stazione spaziale è bagnata da una luce metallica e fredda, poi viene inghiottita dall’oscurità. È iniziata un’altra notte orbitale”.


SOGNI
Una “notte orbitale” senza sogni: nei quasi sette mesi vissuti nello spazio la Cristoforetti non ricorda di avere mai sognato. Dall'aver coronato il sogno di bambina alla mancanza di sogni proprio mentre si sta vivendo il sogno. Ma già la prima notte di nuovo terrestre, anzi, nel dormiveglia sull'aereo che la riportava dal Kazakstan a Houston, i sogni sono tornati. Vai a capire.  


LA FEDE
E' un tema che riguarda tutti gli astronauti, laici o credenti che siano. "Per chi sia tentato dalla presunzione di spiegare ogni cosa e dall’illusione di poter controllare la propria vita, il firmamento è un maestro che umilia e consola al tempo stesso. Forse come il rapporto con Dio per le persone religiose. Io non mi considero tale da molto tempo: la fede ricevuta in eredità non è sopravvissuta agli anni dell’adolescenza e oggi avrei difficoltà insormontabili a immaginare un Dio persona o una religione che non sia prodotto della storia umana. Non me ne rammarico. Ho fiducia nell’etica laica e nella vita ho visto virtù e meschinità distribuite grosso modo egualmente tra persone religiose o meno. Ma alle prime, questo sì, invidio la facilità del contatto con il trascendente. Chi, come me, non frequenta chiese, sinagoghe, moschee o templi, dovrebbe se non altro frequentare con assiduità la volta celeste".

DA UN CARCERE ALL'ALTRO
Durante la missione, su sua stessa richiesta, la Cristoforetti è entrata in contatto radio con tante scolaresche e anche con i ragazzi di case circondariali minorili. "Uno dei radioamatori mi ha poi raccontato che un ragazzo, apprese le nostre condizioni di vita sulla stazione spaziale, se ne è uscito sorridendo con questa frase: Ma allora è come viviamo noi, sempre rinchiusi".
  
"​I ragazzi con cui ho parlato frequentano la scuola dentro l’istituto penitenziario e le loro domande tradiscono le stesse curiosità dei loro coetanei di tutto il mondo. Sentendo i racconti dei volontari a proposito della vita sulla Stazione spaziale, poi, pare che vi abbiano trovato molte somiglianze con la loro vita in carcere. So bene che hanno probabilmente inflitto ad altri sofferenze, ma non posso fare a meno di provare un sentimento di tenerezza, un gran desiderio di assicurare loro che avranno una seconda chance. Compiamo tutti errori quando siamo molto giovani, tutti facciamo passi falsi. Chi ha un’infanzia e una giovinezza fortunata, come la mia, difficilmente ha modo di sbagliare con gravi conseguenze: se scivoliamo, cadiamo su una rete di sicurezza. Altri non hanno questa fortuna. Vittime e carnefici insieme, ma soprattutto giovani esseri umani con tutta la vita davanti".

LA FIGLIA E IL COMPAGNO
Il libro-diario è dedicato alla figlia Kelsi Amel, definita stargazer (sognatrice e/o astronoma, ndr). Nei ringraziamentila piccola viene raccontata "abilissima, come la madre, nella sottovalutata arte del dormire bene e a lungo". Una dote utile per dare tempo di completare il libro alla madre, assistita con instancabile pazienza dal compagno Lionel (23a e ultima citazione nel Diario, altre non ne risultavano finora nell'opera omnia dell'astronauta). 

LA PROSSIMA MISSIONE DA MAMMA
Sì, la prossima missione nello spazio sarà da mamma. "Non sarò la prima e nemmeno l'ultima mamma nello spazio. In famiglia ci organizzeremo - aveva detto la Cristoforetti nell'agosto scorso durante un incontro all'ambasciata tedesca a Roma -  ma certo sono assai curiosa di scoprire come vivremo questo distacco assai più forte rispetto a quello della prima volta".  

Ah, per chiudere con la ricerca delle parole nel librone: non cercate nelle 540 pagine il nickname impostole per Twitter. Non c'è nemmeno una volta nonostante il quasi milione di followers. E meno male, non dev'essere un caso, perché “AstroSamantha” fin da subito ha riecheggiato invero sedute dalla cartomante.

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“Diario di un’apprendista astronauta” di Samantha Cristoforetti, pagine 540 (bellissime illustrazioni di Jessica Lagatta, utile glossario aerospaziale di Paolo Amoroso), per Le Polene della casa editrice La nave di Teseo, 22 euro (i proventi dell'autrice saranno interamente devoluti a Unicef Italia).



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Samantha Cristoforetti, 41 anni, è nata a Milano e cresciuta a Malé (Trento). E’ laureata in Ingegneria aerospaziale (Monaco di Baviera) ed è capitano pilota dell’Aeronautica militare. Dal 2009 fa parte del Corpo astronauti dell’Agenzia spaziale europea. Fra il 2014 e il 2105 ha trascorso 200 giorni in orbita sulla stazione spaziale internazionale per la misssione Futura dell’Agenzia spaziale italiana.

Vive a Colonia con il compagno Lionel Ferra, ingegnere aerospaziale e addestratore di astronauti, e la figlia Kelsi Amel (Coraggiosa Speranza), 2 anni.

 

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