Ciao Enrico Gregori, una vita tra cronaca nera e musica (con Rino Gaetano nel cuore) Domani il funerale

Enrico Gregori
di Raffaella Troili
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Mercoledì 3 Ottobre 2018, 22:46 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 10:58

Da tempo mancava la sua dissacrante ironia qui al Messaggero. Quella battuta che nei momenti più delicati scioglieva le tensioni e faceva scoppiare a ridere una redazione tutta. Quelle gag, a volte salaci, mai volgari, ce le teniamo strette, solo per noi, saranno il nostro “tesoro” di ricordi, a cui attingere per farsi ancora una bella risata. Ci ha lasciati dopo aver combattuto fino all’ultimo come un leone, Enrico Gregori, 63 anni, per una vita a capo della cronaca nera (ma prima capo dell’area metropolitana), arrivato dal Tempo nell’89 con una pistola nel cassetto che per delicatezza verso una collega fece sparire dopo 15 giorni. Nerista puro, dalla battuta provocatoria e irresistibile sempre in canna, ma anche grande intenditore di musica rock, amico caro di Rino Gaetano, oltre lui stesso artista a tutto tondo.

Suonava molto bene la chitarra, si esibiva, scriveva romanzi, di fatti la sua carriera giornalistica era iniziata proprio come critico musicale, a metà anni ‘70, per alcune riviste specializzate. E ancora: campione di bridge, sommelier raffinato, probabile olimpionico del nuoto, tifoso della Roma. Da qui non se ne era mai andato, era ancora della grande famiglia del Messaggero, perché ogni giorno, fino all’ultimo ha continuato ad inviare al sito la rubrica “Accadde oggi”, anche dal letto d’ospedale, anche se era andato in pensione cinque anni fa. Si è occupato di terrorismo, banda della Magliana, caso Orlandi e molte altre storie di malavita romana. Negli ultimi tempi, un leone stanco, eppure ancora pronto a lottare contro quella “bestiaccia” che lo aveva colpito e di cui parlava in audio con chi condivideva in chat private la sua battaglia. Il nostro caro “Enri”, come lo chiamavamo, era burbero e ruvido in redazione, le telefonate di solito le chiudeva lui sbattendo la cornetta, mentre tu ancora stavi raccontando nei dettagli un servizio. In realtà era delicato, attento, presente, pronto ad abbracciarti forte come un orso buono. Non ha mai smesso di sentirsi parte della squadra, tra prese in giro, critiche e bonaria umanità. Ha pubblicato cinque romanzi, “Quando il cielo era sempre più blu” e “E io ci sto ancora” hanno riscosso un grande successo. Lascia la moglie Elena e due figli, Giulia e Luca. 

La camera ardente è stata allestita oggi fino alle 20 alla casa di cura Ars Medica in via Cesare Ferrero di Cambiano, 29 (Vigna Stelluti), mentre il funerale è previsto domani, venerdì, alle 10 alla chiesa Santissima Annunziata in via di Grotta Perfetta 591 (L'Annunziatella).

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