Basket, Sacchetti: «Solo con il gruppo possiamo ripartire»

Sacchetti
di Marino Petrelli
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Venerdì 14 Settembre 2018, 09:30
«Belinelli e Gallinari? Non sento la domanda, sto invecchiando. Parliamo di quello che abbiamo qui, abbiamo del buono e con questo vogliamo affrontare Polonia e Ungheria».

 

Meo Sacchetti glissa con un sorriso l’argomento più scontato, ovvero l’assenza dei due Nba in questa finestra della nazionale e alla fine dell’ultimo allenamento annuncia che Jeff Brooks, diventato italiano pochi giorni fa, sarà tra i dodici che affronteranno questa sera la Polonia a Bologna nella prima delle due gare di qualificazione ai mondiali di Cina 2019 in programma in questa finestra estiva. L’Italia è seconda nel girone, passano le prime tre classificate. 
All’interno di quello che c’è nel ritiro, lei ha sempre sottolineato il buono e la forza del gruppo
«Nel complesso, se togliamo la sconfitta in Olanda, brutta sia sotto l’aspetto del punteggio che della prestazione, abbiamo fatto delle cose buone. La partita contro la Polonia è un momento molto importante per riprendere. Ha dei giocatori che giocano in Eurolega o in campionati esteri. Io però sono focalizzato e fiducioso sui miei: se giochiamo come sappiamo possiamo portarla a casa».
Guardare in casa propria significa parlare anche di Jeff Brooks, in nazionale da naturalizzato italiano.
«L’idea era stata esplorata da Ettore Messina, poi non si era concretizzata. Ora c’è stata la possibilità e l’abbiamo sfruttata. Il discorso sui naturalizzati sta molto cambiando, la società sta diventando cosmopolita e non vedo perché se i vari Abass, Biligha e altri fanno il settore giovanile da noi non debbano essere chiamati in nazionale. Per Brooks e Burns il discorso è un po’ diverso, ma in questo basket contemporaneo ci sta sfruttare queste opportunità».
Ha allenato qualche settimana fa la nazionale sperimentale. Quali prospettive ha il basket italiano?
«Sono stato diversi giorni con un gruppo di ragazzi provenienti dalla Legadue e sono rimasto piacevolmente sorpreso da come questi ragazzi sono stati in gruppo con attenzione e dalla voglia che avevano di esserci. È logico che noi abbiamo dei giocatori con buone prospettive per la prima squadra, ci mancano sempre i lunghi che possono darci una mano».
Parliamo del campionato che sta per cominciare. Milano resta ancora la favorita? 
«Penso proprio di sì. Le altre hanno fatto bene per ridurre il gap. Venezia, Sassari ha fatto una squadra molto profonda, nessuno si aspettava che Trento arrivasse a fare la seconda finale consecutiva. Abbiamo una regina, che è Milano, non sempre i risultati l’hanno premiata perché nel basket tutto può accadere. Credo che anche in Eurolega possa finalmente avere un ruolo più importante rispetto al passato. Ha preso giocatori di caratura europea e hanno una profondità diversa. Non so se potranno arrivare alle Final Four, ma sono certo che saranno più competitivi nella stagione regolare e poi tutto può accadere».
Che campionato prevede per la “sua” Cremona, Brindisi che ha allenato e le altre medio piccole?
«A Cremona abbiamo cambiato gli americani, un po’ per esigenza e un po’ perché non siamo riusciti a tenere quelli che volevamo per questioni di bilancio. Abbiamo alcuni che sono ancora fermi e non vogliamo rischiare, ma ci auguriamo di fare un buon campionato. Brindisi sta vincendo sempre nel precampionato e penso possa fare bene. Le altre sono sempre costrette dai bilanci a fare scelte non facili per la composizione del roster, ma vedo molto equilibrio e non mancherà qualche sorpresa».
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