Il festival “ArteScienza” tra Accademia di Francia e Auditorium

Un artista con le opere in esposizione
di Alessandro Di Liegro
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Giovedì 13 Settembre 2018, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 14:49

Arte e scienza sono due facce della stessa medaglia. Dalle successioni di Fibonacci, che svelano la simmetria dei quadri, ai teoremi matematici alla base delle strutture scultoree, alla scoperta della prospettiva, che ha rivoluzionato la pittura, fino ad arrivare all’intelligenza artificiale e alla realtà aumentata. Il Festival ArteScienza, in programma tra oggi e domani presso l’Accademia di Francia e l’Auditorium Parco della Musica - con appendice il 23 settembre all’Accademia di Spagna - valorizza quest’affinità elettiva e le ricerche compiute da alcuni tra i maggiori artisti del contemporaneo. Come Ondrej Adàmek, protagonista di questa edizione del Festival con “Consequences Particulierement Blanches et Noires”, lo spettacolo in cui il trentanovenne artista ceco, si fa virtuoso dell’Air Machine 2, una sorta di organo a canne dove l’aria non è solo veicolo di suono ma anima lo strumento, composto da vari oggetti e percosso da un musicista solista.

 


Insieme a lui, domani, anche Silvia Lanzalone, che insieme alle cantanti Eleonora Claps e Virginia Guidi, soprano e mezzosoprano, studia come i feedback si alimentano a vicenda, dominandoli, tramite un sistema di ritorni audio e megafoni. La musica è, tra le arti, quella più ricercata, grazie agli studi sull’intelligenza artificiale o i violini a realtà aumentata di Mari Kimura, in cui le note generano effetti sonori inattesi e innovativi. L’Accademia di Spagna, fino al prossimo 7 ottobre, ospita l’installazione “Codici” di Licia Galizia e Michelangelo Lupone, sculture musicali adattive, alimentate dall’interazione con i visitatori. Mentre esistono già intelligenze artificiali capaci di riprodurre alla perfezione quadri di Picasso e produrre un proprio catalogo artistico grazie al machine learning, il Festival ArteScienza pone l’accento sulle future dinamiche che coinvolgono questi due aspetti così lontani - il rigore dei numeri contro la leggiadria creativa - ma così vicini.

Il Festival ha indagato il rapporto tra suono e percezione attraverso lo spettacolo degli olofoni, microfoni capaci di riprodurre un suono nel modo in cui viene percepito dall’orecchio, in mostra al Goethe Institut dove, a luglio si è discusso di come la video arte abbia inserito elementi innovativi nella sua narrazione, sviluppano forme inedite e mostrando come la danza contemporanea possa intrecciarsi con i mezzi tecnologici, che ridefiniscono il concetto dell’esecuzione dal vivo.
 

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