Fondo Falchi, l'ora della verità
ecco il parere dell'avvocatura
«Mai autorizzato l'utilizzo»

Una farmacia comunale
di Sergio Capotosti
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Mercoledì 12 Settembre 2018, 18:35 - Ultimo aggiornamento: 18:37
Il Vaso di Pandora si è aperto. «Ne vedremo delle belle», è il commento a caldo raccolto a Palazzo Spada. L’ora della verità è scoccata. Chi ha utilizzato i soldi del Fondo Falchi – per farne cosa e perché – dovrà dare molte spiegazioni.

IL PARERE “L’utilizzo del fondo a scopo di finanziamento appare percorribile solo mediante strumenti finanziari che salvaguardino il capitale, mentre la speculazione proposta, oltre che minare la sua stessa permanenza costituisce atto di disposizione extra-ordinem che non risulta in linea con le finalità della proprietà pubblica e comunque da sottoporre all’assemblea mediante separata deliberazione”. É questo che emerge dalla lettura del parere dell’avvocatura comunale rispetto al lascito Falchi che il sindaco Leonardo Latini ha deciso di desecretare dopo la richiesta fatta dall’assessore al bilancio, Fabrizio Dominici. Un parere che è arrivato come un fulmine a ciel sereno per molti ex amministratori.
«Mai saputo dell’esistenza di questo conto», è la confessione che un ex assessore al bilancio ha fatto in questi giorni. Eppure esiste.

IL FIUTO DEL COMMISSARIO Il primo a scovarlo è stato il commissario straordinario Antonino Cufalo. È proprio lui a chiedere conto della destinazione e della gestione di questi soldi che il Comune ereditò nel lontano 1935. Prima di approvare il bilancio delle farmacie comunali, il commissario Cufalo, vuole sapere come sono stati usati questi soldi. “L’approvazione del bilancio non può che essere evasa mediante un approccio prudente scrivono gli avvocati del Comune dopo aver spiegato per filo e per segno che i soldi del fondo Falchi andavano utilizzati per aiutare i bisognosi della città e non per fare operazioni finanziarie. Anche perché, fanno notare ancora gli avvocati del Comune, “sussistono evidenti ragioni giuridiche per continuare a tenere distinti, negli atti societri, nei bilanci, la presenza, la consistenza ed i frutti del Fondo Falchi, in maniera da non trarre in inganno i creditori della società in ordine alla consistenza del patrimonio”.

LA STOCCATA DELL'ASSESSORE Dopo la mossa a sorpresa del commissario Cufalo, il passo successivo lo fa l’assessore al bilancio Fabrizio Dominici che chiede al sindaco Leonardo Latini di desecretare il parere
«perché tutti i ternani devono sapere come sono stati spesi questi soldi». «Soldi – aveva detto nei giorni scorsi l’assessore al bilancio – che sono stati usati per pagare i fornitori delle farmacie comunali».
Ma i dubbi sollevati dal consigliere della Lega, Emanuele Fiorini, aggiungono altro:
«Avete utilizzato i soldi del fondo Falchi per acquistare la farmacia aperta nel centro commerciale della Coop a Gabelletta? Avete intenzione di usare questo fondo per pagare gli affitti richiesti dal Comune?» Domande rivolte ai vertici di Farmacia Terni, il direttore Nicola Nulli Pero e l’amministratore unico Fausto Sciamanna (in carica dal 25 maggio del 2017), che però non hanno risposto.

IL PARERE LEGALE E LA PERIZIA Tra le carte prese in esame dagli avvocati del Comune ci sono un parere legale dell’avvocato Giovanni Ranalli, richiesto nel 2017 da Farmacie Terni per l’utilizzo del conto Falchi, e la perizia giurata sul valore delle farmacie comunali fatta da Sirocchi-Bonini in vista della vendita. Sia nel primo che nel secondo caso, il parere dell’avvocatura comunale smonta la tesi secondo la quale non era necessaria una gestione separata del Fondo Falchi dal bilancio dell’ex Asfm per l’utilizzo del lascito. Al contrario, gli avvocati del Comune, spiegano che lo stesso Troiani dava atto della gestione separata della contabilità del fondo Falchi rispetto a quella dell’azienda”. Non solo. Anche volendo utilizzare quei soldi, i vertici di Farmacia Terni non lo avrebbero potuto fare in alcun modo senza prima chiedere il permesso al Comune, perché di un fondo vincolato a finalità assistenziali si tratta. la permanenza del vincolo sulla destinazione dei proventi del lascito Falchi appare sussistere anche per ragioni di mancata attività provvedimentale in capo al Comune di Terni il quale a norma della legge regionale 25/2014 dovrebbe verificare la permanenza dei requisiti originari e valutare quali scelte adottare».
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