In Coppa Italia tre su tre per la Flaminia Civita: non accadeva dal 1994-1995

Berni attaccante della Flaminia Civita Castellana
di Paolo Baldi
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Lunedì 10 Settembre 2018, 18:00
L'attesa è durata ventiquattro stagioni. Con il successo di domenica contro l'Artena ai calcio di rigore per 6-5 la Flaminia Civita Castellana si è di nuovo qualificata per i sedicesimi di finale di Coppa Italia. Non accadeva dal lontano 1994-1995, quando l'allora Pool Industrie allenato da Vincenzo Ceripa, venne eliminato dai veneti dell'Arzignano e nella stessa stagione si classificò quarta in campionato dietro Marsala, Civitavecchia, Monterotondo e Anagni. 

«Speriamo di fare meglio di quella stagione», dicono a mezza bocca, per scaramanzia a via Minio, dove ogni giorno che passa si vedono sempre più tifosi. Il passaggio al terzo turno permetterà alla squadra di continuare a lavorare con molta serenità in vista dell'esordio in campionato contro la Lupa Roma in programma domenica in trasferta.

«In Coppa vogliamo andare avanti - ha detto il tecnico Marco Schenardi - perchè regala grandi soddisfazioni,  ma ora c'è in campionato e pertanto ci concetreremo sulla gara d'esordio a cui teniamo molto». I sei rigoristi-cecchini di domenica sono stati Fapperdue, Carta, Ferrara, Modesti, Mignone e Berni. Quest'ultimo, del '99, civitonico voluto dal diesse Gigi Coni, è un po' la sopresa di quest'inizio stagione. A Roma contro il Trastevere è stato spedito in campo per la prima volta da Schenardi, e ha fatto centro dagli undici metri; ad Artena ha concesso il bis.

«E’ stata anche questa volta un grande emozione – ha raccontato l'attaccante - e ho ricevuto anche i complimenti del tecnico. Il rigore l’ho piazzato, come avevo già deciso in partenza. Ora punto a segnare un gol in partita».
Il presidente Francesco Bravini non si aspettava un avvio di stagione cosi pimpante. «Complimenti a tutti - ha commentato - ai ragazzi, al tecnico e a chi lavora in silenzio per la squadra. Si è creato un buon gruppo e possiamo toglierci qualche bella soddisfazione. Per ora però restiamo con i piedi a terra».
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