«Il paziente era stato ricoverato in ospedale per un intervento chirurgico. Prima di affrontare l’operazione, però, sarebbe dovuto cessare lo scompenso cardiaco - spiega l’avvocato Enzo Di Lodovico, che difende i familiari insieme allo studio legale Giesse di Montesilvano -. Venerdì i medici hanno deciso di dimetterlo, perché, a loro dire, lo scompenso era stato curato e in reparto non c’era posto considerando la presenza di pazienti con patologie più gravi. Corrado sarebbe dovuto tornare in ospedale lunedì per alcuni accertamenti propedeutici all’operazione che sarebbe stata fissata nei giorni successivi». Così, nel pomeriggio, il 59enne è tornato a casa. «Corrado ha iniziato ad accusare un malessere. Il figlio è uscito di casa per andare in farmacia ad acquistare degli antidolorifici. Poco dopo, però, il ragazzo ha ricevuto la chiamata della madre: lo informava del fatto che il papà non rispondeva più».
Sul posto è arrivata l’ambulanza del 118, ma non c’è stato niente da fare: Corrado era già morto. A quel punto i famigliari si sono rivolti ai carabinieri, che hanno informato il pm di turno. La salma, a disposizione dell’autorità giudiziaria, è stata trasferita all’obitorio dell’ospedale di Pescara. Finora i familiari - come conferma il legale - non hanno presentato un esposto, ma il procedimento per omicidio colposo è partito d’ufficio dopo che i parenti della vittima sono stati ascoltati a sommarie informazioni. Nelle prossime ore il pm deciderà se iscrivere o meno sul registro degli indagati i nomi dei sanitari che hanno seguito il paziente durante il ricovero in ospedale: si tratterebbe di un atto dovuto, in vista di un esame irripetibile come l’autopsia, che permetterebbe a tutti di nominare un proprio consulente. Alberto Corrado, che viveva con la sua famiglia a Manoppello Scalo in via XX settembre, lascia la moglie Aurora e i figli Alessio e Davide.
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