I FATTI
Come Totò e Peppino che cercano di vendere la Fontana di Trevi, la squadra bolognese sarebbe stata contattata da un intermediario che si è presentato come il braccio destro del vice presidente di Metano Nord e avrebbe proposto una sostanziosa sponsorizzazione, tre anni come main sponsor sulla maglia da gioco per una cifra vicina ai 2 milioni di euro complessivi, dietro il pagamento di una commissione che sarebbe già stata saldata, quindi presumibilmente persa. Ora il fantomatico mediatore ha fatto perdere le sue tracce: cellulari spenti, profilo Facebook cancellato, chat di lavoro usate per comunicare con i dirigenti della Fortitudo non più attive. L’operazione fantasma costa cara al presidente Pavani che, in tarda serata, diffonde una nota con la quale rimette il suo mandato sul tavolo della Fondazione: «Ho commesso un errore nel porre fiducia incondizionata verso persone che questa fiducia l’hanno totalmente tradita». Dimissioni respinte dalla Fondazione. Dal canto suo, la Metano Nord spa, assente la sera della presentazione della maglia, particolare che aveva fatto insospettire i presenti, «intende smentire categoricamente la notizia relativa ad una pretesa sponsorizzazione della squadra di pallacanestro Fortitudo Bologna. La nostra società non ha mai sottoscritto alcun accordo commerciale, né ha mai assunto un impegno di natura economica o di qualsivoglia altro contenuto con la società». E annuncia azioni legali. In sede, a pochi passi dal centro di Bergamo dove siamo stati, nessuno vuole parlare. In città, l’azienda della famiglia Barzaghi è molto stimata e, tra l’altro, è membro del cda dell’Accademia Carrara, la più importante pinacoteca bergamasca, ed è stata vicina a eventi sportivi e culturali. E’ stata anche sponsor dell’Hellas Verona, il cui manichino campeggia ancora nella palazzina dove risiedono direzione e uffici della società.
PAURA E SFOTTÒ
Il tutto mentre cresce la preoccupazione tra i tifosi della Fortitudo che ricordano ancora un precedente poco edificante: nel 2008, il patron Sacrati annunciò in pompa magna un accordo con Gmac, colosso finanziario di Detroit, salvo poi ricevere una secca smentita qualche giorno dopo e correggere il tiro: si trattava della Gmac Real Estate di New York, sponsor di quella stagione finita con la retrocessione. Oggi, come allora, tanta ironia e sfottò da parte dei cugini della Virtus.
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