Il Papa è tornato poi sul tema della finanza. «Dietro ogni attività c'è una persona umana. L'attuale centralità dell'attività finanziaria rispetto all'economia reale non è casuale: dietro a ciò c'è la scelta di qualcuno che pensa, sbagliando, che i soldi si fanno con i soldi. I soldi, quelli veri, si fanno con il lavoro. E' il lavoro che conferisce la dignità all'uomo, non il denaro». Va da sé che per il Papa una sana economia «non è mai slegata dal significato di ciò che si produce e l'agire economico è sempre anche un fatto etico».
Disoccupazione. «E' la conseguenza di un sistema economico che non è più capace di creare lavoro, perché ha messo al centro un idolo, che si chiama denaro»
Distribuzione: «La partecipazione alla ricchezza prodotta, l'inserimento dell'azienda in un territorio, la responsabilità sociale, il welfare aziendale, la parità di trattamento salariale tra uomo e donna, la coniugazione tra i tempi di lavoro e i tempi di vita, il rispetto dell'ambiente, il riconoscimento dell'importanza dell'uomo rispetto alla macchina e il riconoscimento del giusto salario, la capacità di innovazione sono elementi importanti che tengono viva la dimensione comunitaria di un'azienda».
Limiti del profitto: «Tenere unite azioni e responsabilità, giustizia e profitto, produzione di ricchezza e la sua ridistribuzione, operatività e rispetto dell'ambiente diventano elementi che nel tempo garantiscono la vita dell'azienda. Da questo punto di vista il significato dell'azienda si allarga e fa comprendere che il solo perseguimento del profitto non garantisce più la vita dell'azienda». Migranti: «I poveri che si muovono fanno paura specialmente ai popoli che vivono nel benessere». I migranti però «siano rispettosi della cultura e delle leggi del Paese che li accoglie per mettere così in campo congiuntamente un percorso di integrazione e per superare tutte le paure e le inquietudini».
Europa. Sotto la spinta delle migrazioni, forse la più grande sfida che ha davanti il vecchio continete, è possibile, secondo il Papa «aiutare alla costruzione di un mondo in cui non si parli solo di numeri o istituzioni ma di persone».
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