Occupazioni abusive, il Viminale: «Subito gli sgomberi o i Comuni paghino i danni»

Occupazioni abusive, il Viminale: «Subito gli sgomberi o i Comuni paghino i danni»
di Michela Allegri
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Martedì 4 Settembre 2018, 01:00 - Ultimo aggiornamento: 17:48

Il Viminale va avanti e non è disposto a tollerare inadempienze. Sul fronte delle occupazioni abusive, il ministero dell’Interno è pronto a rivalersi dal punto di vista economico sui Comuni che non collaboreranno con questure e prefetti, rallentando la tabella di marcia imposta dalla circolare sugli sgomberi diramata nei giorni scorsi. Tradotto: a pagare i risarcimenti “monstre” disposti dai Giudici civili in favore dei proprietari degli immobili potrebbero essere direttamente gli enti locali. Non solo. Dal Viminale fanno anche sapere che eventuali problemi di ordine pubblico non saranno un ostacolo. Il rischio di proteste e guerriglie urbane - come era successo nell’agosto 2017 con lo sgombero del palazzo di via Curtatone a Roma - non preoccupa il ministero: le situazioni verranno affrontate caso per caso.

LA TEMPESTIVITÀ
D’altronde, la circolare firmata dal capo di Gabinetto Matteo Piantedosi, è chiara: gli sgomberi dovranno essere eseguiti con «la dovuta tempestività», rinviando a una seconda fase «ogni valutazione in merito alla tutela» delle necessità degli occupanti. Diversa la questione per le categorie fragili, che dovranno essere assistite e tutelate. Per tutti gli altri, subito dopo il censimento effettuato con l’assistenza dei servizi sociali del Comune e dopo la verifica della «situazione reddituale e la condizione di regolarità di accesso e permanenza sul territorio nazionale», scatterà lo sgombero. Solo dopo si porrà il problema di trovare soluzioni alternative: «Per gli occupanti che non si trovano in situazioni di fragilità potrà essere ritenuta sufficiente l’assunzione di forme più generali di assistenza, da rendersi nell’immediatezza dell’evento».

Il rischio di disordine pubblico non preoccupa, perché l’intervento a cui il Viminale punta è lungo termine: la convinzione è che l’occupazione in sé abbia «un’inequivoca valenza eversiva». Una condizione che, se tollerata, potrebbe determinare situazioni di pericolo e di degrado sociale sempre più difficili da debellare. Lo scopo, quindi, è la tutela dell’ordine pubblico in prospettiva. Una necessità sottolineata anche dai giudici civili: «L’esecuzione degli sgomberi forzati può determinare immediati, ma evidenti e limitati, turbamenti dell’ordine pubblico. La tolleranza delle occupazioni abusive, al contrario, può determinare situazioni di pericolo meno evidenti, ma decisamente più gravi nel medio e nel lungo periodo». Il passaggio è in una delle sentenze che hanno condannato il Viminale a pagare risarcimenti a sei zeri per avere tollerato troppo a lungo situazioni di illegalità. Sanzioni «che rendono sempre più pressante il problema» - si legge nella circolare - e che, da ora, il ministero intende chiedere ai Comuni che rifiuteranno di collaborare, anche per evitare la contestazione di danno erariale a carico dei funzionari. Tanto per fare un esempio: lo scorso dicembre l’Amministrazione è stata condannata a pagare 7 milioni di euro ai proprietari di un palazzo a Roma, nei pressi della vecchia Fiera, per il mancato sgombero dell’edificio. In luglio, invece, lo Stato e il ministero sono stati condannati a pagare quasi 28 milioni per l’occupazione illegale dell’ex salumificio Fiorucci, sempre nella Capitale, in via Prenestina.

LE REAZIONI
Non è d’accordo con la circolare del Viminale il presidente dell’Anci, Antonio Decaro: «Il rischio è che ad ogni sgombero ci siano le tensioni sociali che si registrarono lo scorso anno a Roma con lo sgombero del palazzo occupato in via Curtatone». Di diverso avviso, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che sostiene però la necessità di una valutazione caso per caso: «Noi non siamo certamente contrari agli sgomberi quando si possono fare, anzi nell’ultima nostra fase ne abbiamo fatti eccome. Però rimane il fatto che in ogni sgombero bisogna esaminare la condizione degli occupanti».

 

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