La Festa dello Sport si inseriva nel calendario degli eventi culturali di agosto e Giovanni Trapattoni ne è stato autentico mattatore. A 79 anni un'energia da far invidia a chiunque. Lo circonda un gruppo di ragazze di una squadra di calcio femminile e lui subito: «Dov'è la punta? Sei destra o mancina? Chi ti fornisce gli assist?». Interpellato a proposito del caos legato ai ripescaggi e alla B a 19 squadre, Trap ormai umbro di adozione si sbilancia più del previsto: «Purtroppo il calcio ha avuto una discesa, c'è stato anche un calo di pubblico e anche la crisi economica ha inciso. Ai miei tempi c'erano meno soldi ma erano meglio distribuiti. La Ternana? Mi auguro che la Figc tenga conto di valori, degli sportivi e della storia. La Ternana ha una storia calcistica e faccio il tifo perché venga ripescata».
Sul palco gli conferiscono la presidenza onoraria del San Venanzo Calcio, in occasione dei 50 anni di vita del sodalizio biancazzurro e proprio alla vigilia del match di Coppa Italia di Promozione con i rivali storici della Nestor di Marsciano, e non si fa pregare due volte: «Mi raccomando ragazzi, per prima cosa serve il carattere. Bisogna tirare fuori quelle cose lì che abbiamo noi maschietti, ma che anche la Valentina Vezzali ha dimostrato più volte di avere».
Di certo alla Vezzali gli attributi non mancano, e nemmeno la vocazione da giornalista. E' lei a chiedere al Trap se è più bello vincere da giocatore o da mister. E la risposta non è affatto banale: «Da mister perché devi entrare dentro 11 teste e 11 caratteri. Davanti alla popolarità i calciatori possono diventare fragili. La sera in ritiro passavo per le camere e sentivo giocatori che piangevano perché non sarebbero scesi in campo. Mi toccava consolarli dicendo che avrebbero giocato la prossima partita». Aneddoti, battute, curiosità dall'allenatore che ha fatto la storia del calcio italiano per i suoi successi e per alcune frasi storiche rimaste nell'immaginario collettivo. Come quella volta al Bayern Monaco quando in conferenza stampa se la prese con il calciatore tedesco Strunz: «Quasi sono diventato più famoso per quello che per i miei risultati. I giornalisti italiani a Monaco di Baviera sedevano sempre nelle file in fondo, per loro emigrati in Germania per lavoro era quasi una rivincita il fatto che me la prendessi con un calciatore tedesco. Ma non volevo mica offenderlo. Pensate che mi manda gli auguri di Natale tutti gli anni. Però si firma solo Thomas.
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