La tutela che manca L’incuria nel cuore della Storia

di Claudio Strinati
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Venerdì 31 Agosto 2018, 00:05
Si è verificato un crollo di estrema gravità e pericolosità in un luogo che, restringendoci al campo delle Belle Arti, dovrebbe essere il più tutelato e sicuro che esista. 

Parliamo dell’area archeologica e monumentale del centro storico di Roma con il Colosseo, l’Arco di Costantino, l’Arco di Tito, l’intero percorso della Via Sacra, il Palatino e infiniti altri edifici e opere d’arte. Una città dentro la città, che culmina nella collina del Campidoglio distante dalla chiesa di san Giuseppe dei Falegnami pochi metri.

LA RESPONSABILITÀ
La salvaguardia dei Monumenti e dell’archeologia romana dipende per larga parte dalla Soprintendenza territoriale, ufficio periferico del Ministero dei beni e delle attività culturali ed è necessario fare riferimento a questo Ufficio la cui rilevanza per la vita della Nazione non sempre è ben sottolineata.

È opportuno allora ricordare come sia lo Stato il responsabile supremo e diretto della conservazione della maggior parte delle Chiese antiche di Roma e di tutta l’Italia. Non ci sono deleghe a enti privati di gestione, mentre ci sono competenze di caso in caso spettanti in parte anche agli Enti locali, Regioni e Comuni. Non è il Vaticano, poi, come si sarebbe portati a credere, il proprietario e quindi responsabile della gestione e conservazione delle Chiese antiche romane. Lo è soltanto delle Basiliche maggiori: San Pietro, San Paolo fuori le mura, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e pochissimi altri edifici ecclesiastici sul territorio della città eterna. Ma questo vale per tutto il nostro Paese. Dall’Unità d’Italia la maggior parte delle Chiese storiche è stata assegnata, dalla Nazione appena sorta dalla Breccia di Porta Pia, al Demanio dello Stato. E queste proprietà demaniali sono state consegnate in gran numero, per la gestione e il concreto esercizio della proprietà, al Ministero dell’Interno attraverso la Direzione Generale del Fondo Culto. Dopodiché il compito della tutela per decenni e decenni è stato conferito ad una Direzione Generale del Ministero della Pubblica Istruzione, la Direzione Antichità e Belle Arti competente anche sulle Biblioteche pubbliche statali, fino a che nel 1974 è stato creato un Ministero apposito, quello dei beni culturali, che adesso esercita la tutela in collaborazione col Fondo Culto e altre autorità dello Stato.
San Giuseppe dei Falegnami è quindi sotto la tutela del Soprintendente statale.

Ci sono (o c’erano) dentro san Giuseppe tante belle opere d’arte e molto fragili purtroppo. In particolare ci sono due coretti sui cui frontali si vedono delle piccole, affascinanti e raffinate pitture seicentesche con scene sacre, ovviamente. Gli autori di queste pitture sono due artisti encomiabili ma collocati ormai in una sorta di dimenticatoio della storia. Entrambi morirono giovani, entrambi produssero opere di estrema delicatezza e amabilità. Si chiamavano Giuseppe Puglia e Giovanni Battista Speranza. Appartengono a quella categoria di artisti che una tradizione stupida chiama “minori” e che costituiscono in realtà, insieme con innumerevoli altri, l’ossatura del patrimonio artistico della Nazione.

RONALDO E CARAVAGGIO
Come nel calcio non c’è solo Ronaldo così nell’arte non c’è solo Caravaggio e probabilmente non esisterebbero Ronaldo e Caravaggio se non fossero affiancati, contrastati a volte e venerati altre volte, da una pletora di colleghi, collaboratori, allenatori, critici, scrittori, commentatori, che quotidianamente ci insegnano quale sia la bellezza e la verità del gioco o dell’arte.

Spero che i due miei vecchi amici pittori siano sopravvissuti. In ogni caso se si fossero rovinati c’è chi li proteggerà adeguatamente. E se sciaguratamente fossero periti, sia allora questa disgrazia un incentivo per aumentare le nostre forze e le nostre competenze di difesa e di consapevolezza, anche da un punto di vista mentale e culturale.
Le Soprintendenze hanno poco personale e la politica del Ministero dei beni culturali per troppo tempo è stata più favorevole alla cosiddetta valorizzazione che alla tutela vera e propria. C’è in proposito un dibattito serio, onesto e profondo che va incrementato con gli strumenti del civile confronto e della operatività.
Il terribile episodio di Roma non può non risvegliare nelle menti di tutti noi il principio supremo della protezione del patrimonio culturale. La Costituzione prescrive alla Repubblica la tutela del paesaggio e del patrimonio artistico come prioritario e indispensabile. Arduo compito ma nobilissimo.
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