Nei giorni che precedettero la fine della seconda guerra mondiale, il numero di partigiani o comunque di uomini che presero le armi crebbe molto rapidamente, si passò infatti da circa 70 000 uomini a 300 000. Finita la guerra in molti chiesero l'integrazione di tutti i reparti partigiani (o di quelli militarmente più validi) nell'esercito regolare, prevalse invece la linea del disarmo eseguito fra molti contrasti sotto la direzione del Ministro dell'interno Mario Scelba.
Nel frattempo l'Italia, soprattutto al nord, divenne teatro di violenze generalizzate: da un lato ebbero luogo vendette sia politiche che personali che portarono all'omicidio di decine di migliaia di fascisti e non, dall'altro la liquidazione e il disarmo del movimento partigiano attuata dal governo.
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