Il gesuita Martin: «La Chiesa chieda scusa alle persone Lgbt e non dica loro di essere casti»

Il gesuita Martin: «La Chiesa chieda scusa alle persone Lgbt e non dica loro di essere casti»
di Franca Giansoldati
2 Minuti di Lettura
Giovedì 23 Agosto 2018, 18:37 - Ultimo aggiornamento: 24 Agosto, 17:03
Città del Vaticano  - Le parrocchie si aprano alle persone Lgbt e la Chiesa smetta di raccomandare loro di astenersi dal sesso per intraprendere una vita casta. «Le persone Lgbt sono più della loro vita sessuale». Alla vigilia dell’arrivo di Papa Francesco al meeting delle famiglie in corso Irlanda – la kermesse cattolica internazionale che si tiene ogni tre anni in un paese diverso - un gesuita americano molto vicino a Papa Bergoglio apre il dibattito e punta in alto chiedendo un mea culpa da parte della Chiesa nei confronti delle persone Lgbt, un acronimo che è stato ampiamente sdoganato anche in ambito ecclesiale per indicare gay, lesbiche e transgender. Padre Martin chiede apertamente un maggiore impegno a includerli nella Chiesa e aprire loro le porte come ministranti. “Ministri dell’eucarestia, della musica, lettori» o addirittura farli entrare nello staff parrocchiale. Una posizione che non mancherà di aprire dibattiti e che potrebbe anche essere presa in considerazione dal pontefice nei discorsi che farà in Irlanda. Il suo arrivo è atteso sabato prossimo.

In un mondo «diviso da opposti approcci pastorali ai cattolici Lgbt», osserva il gesuita, «se sei gay, lesbica, bisessuale o transgender e cerchi di dare un senso alla tua relazione con Dio e la chiesa, se vivi in una grande città con pastori aperti, sei fortunato. Se vivi in un posto meno aperto con atteggiamenti omofobi e pastorali, sei sfortunato». Di qui è necessario cambiare passo e proprio per questo padre Martin ha immaginato una serie di novità per avere parrocchie più accoglienti. Tra le indicazioni evidenziate da padre Martin quella di ascoltarli senza giudicare, «Non ridurli alla chiamata alla castità che tutti condividiamo in quanto cristiani. Le persone Lgbt sono più della loro vita sessuale». E ancora: chiedere loro perdono se «sono stati feriti dagli atteggiamenti omofobici della Chiesa»; «Includerli nei ministeri» come «ministri dell’Eucaristia, della musica, lettori; invitarli a fare parte dello staff parrocchiale».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA