Norvegia: a Longyearbyen, il paese dove è vietato morire

Norvegia: a Longyearbyen, il paese dove è vietato morire
di Francesca Spanò
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Mercoledì 5 Settembre 2018, 23:18 - Ultimo aggiornamento: 10 Settembre, 15:50

Un angolo solitario, che evoca pace e tranquillità e regala l’immagine che possa essere il luogo giusto dove terminare il proprio passaggio terreno. E, invece, no. A Longyearbyen, infatti, è “vietato morire” e chiunque passi a miglior vita deve essere trasferito altrove.
 

 

Nel regno del surreale
 
La posizione dello splendido paesaggio è tutt’altro che strategica e sorge nelle Svalbard, con temperature talmente rigide che non permettono a nessun corpo di decomporsi ed ecco spiegato perché sono vietate per legge le sepolture. La città più popolosa di queste suggestive isole, insomma, vive un quotidiano bizzarro e non privo di problemi logistici che hanno portato la morte ad essere considerata un vero e proprio tabù. Trovandosi molto a settentrione nel globo, non ha condizioni meteo molto favorevoli, tanto che sono non più di 2000 coloro che resistono nelle abitazioni locali. Gli stessi, che sono ripagati dalla bellezza assoluta di un panorama incredibile e da scenografiche aurore boreali. Tuttavia, le temperature quasi perennemente sotto lo zero congelano tutto quello che contiene il terreno e non garantiscono a un corpo di seguire la sua fine naturale.
 
Chiuso il cimitero
 
In questa cittadina scandinava vicino al Polo Nord, sono interdette sepolture e persino funerali, tanto che si è deciso di chiudere del tutto i cancelli del cimitero. In questo modo, chiunque si ammali seriamente viene invitato a iniziare a spostarsi.

La storia si ripete…
 
In realtà, non si tratta dell’unico caso di questo tipo. Nella storia casi del genere si sono già verificati nell’Antica Grecia, nel 426 a.C, nell’isola di Delo. In quel caso, durante un’esumazione di massa si scoprì che i cadaveri erano intatti e vennero portati altrove e seppelliti in una fossa comune. La stessa cosa avvenne diversi secoli dopo in Giappone, sull’isola di Itsukushima, per una precisa decisione politica.
 
Una scoperta che ha cambiato il passato del luogo
 
Fino agli anni Cinquanta nessuno conosceva la particolarità della zona, se non che fosse estremamente fredda. In quel periodo però, si decise di sistemare meglio le tombe realizzate in tutta fretta quando alcuni decenni prima l’influenza spagnola aveva causato una tremenda epidemia nel mondo e anche da queste parti. I corpi erano intatti. In più, una delle persone decedute, proprio a causa del freddo, aveva preservato anche il potente virus e allora la scelta di non rischiare nuovi contagi e chiudere il cimitero. I corpi riesumati, invece, sono stati bruciati e conservate solo le ceneri.
 
 

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