Moavero ricorda Marcinelle: «Fummo emigranti anche noi». Lega: «Paragone irrispettoso»

Moavero: noi italiani fummo emigranti, ricordiamolo quando sbarcano i nuovi
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Mercoledì 8 Agosto 2018, 16:32 - Ultimo aggiornamento: 11 Agosto, 19:00
«Quando vediamo arrivare in Europa i migranti della nostra travagliata epoca» bisogna ricordare che noi stessi «siamo stati una nazione di emigranti, siamo andati stranieri nel mondo cercando lavoro». A sottolinearlo è il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi in un messaggio rivolto agli italiani all'estero, in occasione della giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo nel giorno del 62esimo anniversario di Marcinelle. Di diverso avviso il vicepremier Di Maio«La tragedia di Marcinelle a me fa riflettere sul fatto che non dobbiamo emigrare dall'Italia. E ricordiamo come, in quell'occasione due Stati si sono scambiati del carbone per delle vite umane». Per la Lega il paragone di Moavero è irrispettoso.

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Sono stati tanti gli italiani «che lasciarono le terre natie cercando all'estero un futuro migliore per sè e per i propri figli, spesso affrontando viaggi incerti e pericolosi, condizioni impervie di vita» ricorda il ministro. «Siamo stati, fino ai primi anni sessanta del ventesimo secolo, appena ieri, una nazione di emigranti nel mondo - sottolinea ancora Moaver -. Anche in Europa, siamo andati stranieri, in paesi stranieri, cercando lavoro. Partivamo, sovente con grandi disagi, alla volta di quegli stessi Stati europei (Belgio, Francia, Germania e altri) nei quali adesso possiamo andare a lavorare: cittadini dell'Unione Europea, fra altri cittadini della medesima Unione Europea, con analoghi diritti e doveri».

«La libertà di circolazione dei lavoratori - insiste il ministro - rappresenta un oggettivo, nodale risultato positivo dell'integrazione del 'vecchio continentè. Fu difficile trovare uno spazio, in tessuti sociali diversi dal nostro, fra non poche ostilità e anche prove di solidarietà: ma fu possibile per tanti, tantissimi». «Gli italiani emigrati e i loro discendenti - continua - hanno saputo inserirsi, a pieno titolo, con valore e vigore, nelle realtà estere in cui si erano recati. Le arricchirono con la loro opera, intellettuale e manuale. Tutti ce lo riconoscono e in alcuni paesi - pensiamo proprio al Belgio di Marcinelle - sono ascesi anche ai massimi livelli delle responsabilità di governo». «Cari Amici italiani, ovunque siate nel mondo - conclude il ministro - dovete sapere che la dedizione con la quale, quotidianamente, assolvete ai vostri doveri lavorando, rende migliore il nostro Paese e contribuisce alla sua reputazione positiva».

L'immigrazione è una questione «prioritaria per l'Italia visto il flusso degli ultimi anni», e per il Governo «non deve essere una questione italiana o spagnola a seconda dei flussi, ma deve essere europea», anche perché se viene affrontata come Ue «non solleva solo problemi ma offre anche opportunità», ha detto Moavero al termine dell'incontro con il suo omologo belga Didier Reynders.
Moavero ha affrontato la questione con Reynders, raccogliendo «visione comune» soprattutto sul fronte confini esterni e quindi sulla necessità di garantire sicurezza alla Libia. Il ministro ha ribadito che la questione va esaminata a livello Ue, «sapendo che i migranti che scappano dalla guerra o ai regimi liberticidi dobbiamo accoglierli, ma deve essere l'Europa ad accoglierli». Noi, ha proseguito, «siamo per la distribuzione, che deve tener conto che si tratta di esseri umani e non di merci che possiamo far circolare senza tener in conto il loro parere».


Di tutt'altro avviso la Lega. Intervengono i capigruppo del Carroccio alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo: «Paragonare gli italiani che sono emigrati nel mondo, a cui nessuno regalava niente né pagava pranzi e cene in albergo, ai clandestini che arrivano oggi in Italia è poco rispettoso della verità, della storia e del buon senso», 
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