Vaccini, cinque regioni si ribellano: «Da noi l’obbligo resterà»

Vaccini, cinque regioni si ribellano: «Da noi l’obbligo resterà»
di Mauro Evangelisti
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Domenica 5 Agosto 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 19:04

Rivolta delle Regioni contro lo stop all’obbligo dei vaccini per iscriversi a scuola. Il Lazio, l’Umbria, le Marche e la Toscana sono pronte ad approvare leggi che vanno in senso opposto, anche in Emilia-Romagna si sta ragionando su come reagire dopo avere studiato con attenzione ciò che è passato in Parlamento anche per evitare possibili nuovi ricorsi dei no vax. 

LA LINEA
Proprio dopo l’Emilia-Romagna, la Regione Lazio nel 2017 fu tra le prime ad approvare in giunta una legge sull’obbligatorietà dei vaccini per l’iscrizione alle materne e ai nidi. Poi arrivò la legge Lorenzin e il passaggio in consiglio regionale non fu necessario, ma ora che il Parlamento ha depotenziato l’obbligo per nidi e materne, eliminando la sanzione, l’ufficio legislativo del Lazio si è messo al lavoro. Spiegano dall’assessorato regionale alla Sanità: «Siamo pronti a riproporre il testo della legge del 2017 per ribadire che nella scuola materna e nell’asilo nido ci si va solo se il bambino è stato vaccinato. Dobbiamo decidere se agiremo con una legge regionale o con un decreto del commissario». Ieri con un tweet lo stesso presidente della Regione, Nicola Zingaretti, aveva fatto capire che il Lazio non condivide l’emendamento al Milleproroghe approvato dalla maggioranza giallo-verde. «Sui vaccini non si deve arretrare di un passo». L’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato: «Vorremmo evitare di andare allo scontro con il Parlamento, ma si rischia di dare messaggi contraddittori alle famiglie». Va ricordato che nel consiglio regionale laziale esiste una forte presenza di M5S no-vax: nei giorni scorsi il gruppo pentastellato ha presentato un progetto di legge che prevede un periodo di quarantena per i bambini vaccinati (alcuni consiglieri grillini non hanno firmato la proposta). A sorpresa Zingaretti ha trovato, su questo specifico tema, il sostegno di Fratelli d’Italia, la consigliere regionale Chiara Colosimo ha osservato: «La scienza è scienza, giù le mani dai bambini».

LE ALTRE
Anche in altre regioni governate dal centrosinistra ci sono segnali di rivolta contro la decisione del Senato di fare slittare l’obbligo (o, meglio, la sanzione) delle vaccinazioni. Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria, sull’obbligo dei vaccini: «Stiamo ragionando su una apposita legge regionale». Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna: «Non abbiamo ancora ricevuto atti formali. Appena li avremo, decideremo cosa fare». L’obbligo vaccinale introdotto per prima, dall’Emilia-Romagna, ha consentito per i bimbi nati nel 2015 e nel 2016 di raggiungere una copertura del 95%. In Toscana l’assessore al Diritto alla Salute, Stefania Siccardi, dice: «Le Regione Toscana è pronta a portare in approvazione la legge a cui già stava lavorando prima dell’entrata in vigore della legge Lorenzin». Dallo staff del presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, spiegano: abbiamo intenzione di mantenere l’obbligo nelle strutture di nostra competenza, ovvero servizi educativi, asili nido pubblici e privati convenzionati; «stiamo verificando se la legge approvata in consiglio regionale ci consente di farlo fin da quest’anno, altrimenti metteremo mano alla norma». Ieri nel Lazio si è discusso di vaccini per un altro motivo: alcune associazioni di medici (Cipe, Fimmg, Smi e Intesa) hanno scritto una lettera in cui lanciano l’allarme sul tipo di vaccino antipneumococcico che la Regione potrebbe acquistare (si tratta di uno di quelli raccomandati, ma non è tra i dieci obbligatori per i bambini): «No alla somministrazione del vaccino antipneumococcico 10 valente in sostituzione del 13 valente».

In pratica, visto che costa meno, per il prossimo anno si starebbe pensando di acquistare quello più economico, ma secondo Claudio Colistra, pediatra, della segreteria dell’Ordine dei medici di Roma «il 10 valente non copre tutti i ceppi, usarlo sarebbe un grave errore». Dalla Regione Lazio hanno risposto: «Abbiamo in atto una gara in cui è presente il vaccino 13 valente e non risulta alcuna iniziativa della farmaceutica regionale».

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