E così, dopo lo sconcerto iniziale, è iniziato un tam tam via social, trasformatosi in una mobilitazione che ha portato le socie dell'Associazione italiana costituzionalisti a scrivere una lettera ai presidenti di Senato e Camera, Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico. A firmarla, la quasi totalità delle professoresse della disciplina.
«Nei giorni scorsi - si legge nella lettera - il Parlamento è stato chiamato a eleggere un giudice costituzionale e i componenti 'laicì degli organi di amministrazione autonoma delle magistrature: il Consiglio Superiore della Magistratura e i Consigli di Presidenza della Giustizia amministrativa, della Giustizia tributaria e della Corte dei Conti. E, come ben sapete, il Parlamento ha eletto nelle 21 posizioni disponibili ben 21 uomini».
«Come costituzionaliste -si legge nella lettera- desideriamo esprimervi il nostro stupore e le nostre preoccupazioni di fronte a questa decisione, adottata in aperta violazione dell'art. 51 della Costituzione, che assicura a uomini e donne il diritto di accedere in condizioni di uguaglianza agli uffici pubblici e che, a tal fine, affida alla Repubblica il compito di adottare appositi provvedimenti».
«Vi chiediamo di avviare - proseguono le costituzionaliste - una seria riflessione, all'interno delle Assemblee da voi presiedute, sulle cause che hanno portato a tale grave vulnus costituzionale e sugli interventi, anche regolamentari, necessari per evitare che una simile situazione, oggettivamente incomprensibile in Italia nel 2018, possa ripetersi in futuro. Restiamo a vostra disposizione per le iniziative di studio e di confronto che vogliate avviare al riguardo».
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