La stangata la racconta l’ordinanza numero 850 dell’Area risorse ambientali-smart city e innovazione del Comune. Che ripercorre, in parte, la lunga vicenda iniziata più di cinque anni fa con alcuni passaggi chiave. Non solo il monitoraggio fonometrico dell’Arpa del luglio del 2013, ma anche l’ordinanza del 15 ottobre 2013 con cui palazzo dei Priori metteva il bavaglio alle campane. O meglio obbligava il parroco a ridurre, prima delle funzioni religiose, la durata dell’utilizzo delle campane «al fine di riportare i valori entro i limiti previsti dalla normativa». Anche in quel caso venne indicata una multa da pagare. Ma, naturalmente, la partita non è finita su quel rintocco di carta bollata firmata dal Comune. Perché il parroco contestò ordinanza e rilievi dell’Arpa e l’atto fu stoppato. Il prete azionava le campane e i contras contavano i rintocchi. C’è anche chi ne aveva contabilizzati, tra battuta della mezz’ora e dell’ora e richiami per le messe, più di trenta. Troppi? Dipende. Ma quando sono arrivati quelli dell’Arpa, fonometro in mano e legge in tasca, la partita ha piegato subito verso i contrari alle campane. Don Fabio ha impugnato, contestato, ha effettuato due audizioni assistito dal suo legale (l’ultima venerdì 6), ma alla fine da palazzo dei Priori è partita la multa. Anche cinque anni dopo? Sì, spiega il testo dell’ordinanza che ricorda come l’Arpa ha rilanciato il superamento dei limiti di legge. Sì, perché non sono ancora passati cinque anni dall’accertamento dei fatti e della violazione. Così al prete non restano che trenta giorni dalla notifica per saldare il conto dei decibel fuorilegge.
© RIPRODUZIONE RISERVATA