Chiara Valentini: «Con me i disabili risalgono in moto»

Chiara Valentini: «Con me i disabili risalgono in moto» (foto di Fabio Lovino)
di Alessandro Di Liegro
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Giovedì 26 Luglio 2018, 14:35
Andare in moto, per gli appassionati, è un po' una metafora della vita. Non importa quanto è dolorosa la caduta, ciò che conta è tornare in sella e continuare il viaggio. Di questo mantra, Chiara Valentini ne ha fatto una ragione di vita, fondando l'Onlus DI.DI. - Diversamente Disabili, che permette a motociclisti con handicap fisici di tornare a cavalcare una moto e di gareggiare con i piloti della MotoGp.

Non si vedono spesso donne motocicliste.
«Perché alle bimbe non si regalano le moto, ma le Barbie».

Vive a pochi passi da uno dei templi del motociclismo laziale, Vallelunga.
«Ho un rapporto di amore e odio verso quel circuito: lì ho fatto la mia prima gara, ma lì mi sono anche fatta male, una lussazione alla spalla che mi ha impedito di continuare a gareggiare ad alto livello e che mi ha fatto decidere di smettere con le moto, era il 2008».

Prima, però, ha vinto un campionato europeo classe 600.
«Ero nel primo team femminile al Mondo della Ducati. Mi stavo giocando il titolo nel campionato italiano, ma mi infortunai a settembre. Ho continuato a correre, ma non avevo lo staff medico della MotoGp. Il mio lavoro è un altro: sono impiegata in un ordine professionale».

Certi amori fanno giri immensi e poi ritornano, però.
«Già. Nel 2012 ho trovato un'occasione per una moto che mi piaceva e mi sono iscritta a un campionato di durata a coppie, al Mugello. Lì ho conosciuto Emiliano Malagoli, che è poi diventato mio compagno e socio».

Un amore a prima vista?
«Mi colpirono i suoi occhi, di chi sta facendo qualcosa di bello. Per uno stupido incidente mi ero tolta la passione per 4 anni. Lui, senza una gamba, gareggiava».

Galeotto fu il Mugello?
«Sì, ma il progetto Di.Di. Diversamente Disabili Onlus è nato a Binetto, in Puglia: nella prima gara del 2013 gareggiavano sette piloti compreso Emiliano».

E poi?
«Pian piano ricevevamo richieste di informazioni da chi era venuto a conoscenza di quella gara e voleva tornare in sella. Abbiamo comprato 4 moto alle quali abbiamo invertito i comandi, abbiamo girato un po' di fiere per farci conoscere. Poi abbiamo realizzato il primo campionato: unici al mondo a realizzare gare dedicate a persone con disabilità. Facciamo 2 o 3 corsi l'anno con moto adattate, al circuito Tazio Nuvolari a Pavia».

Quante persone disabili gareggiano oggi?
«Nel 2017 abbiamo fatto correre 130 piloti e rimesso in sella, con i nostri corsi, 200 ragazzi. Abbiamo coinvolto piloti da 12 nazioni. Nel campionato italiano ci sono 15 ragazzi iscritti. Nell'internazionale 27 piloti, 7 italiani e il resto da tutta Europa, fino alla Finlandia».

Fino ad arrivare ai campionati dei grandi.
«La DORNA, la società che organizza il Motomondiale, la Federazione Internazionale del Motociclismo e il Gran Premio di Francia hanno deciso di ospitare una nostra gara all'interno del MotoGp di Le Mans. Vi hanno partecipato 33 piloti da tutto il Mondo, davanti a 100mila persone e con i big della MotoGp ai box a fare il tifo. È stata un'emozione unica. Ora abbiamo un campionato internazionale con 3 gare: al Mugello, a Le Mans e a Magny Cours, in cui siamo ospiti della Superbike».

Chi frequenta i vostri corsi?
«Sono ragazzi che hanno avuto incidenti stradali in moto e vogliono tornare in sella. Molti vogliono riprendere la patente anche solo per necessità. Collaboriamo con Aci Roma e Motorizzazione, per far ridare le patenti a chi ha disabilità. Abbiamo comprato, omologato e adattato una moto che copre tre disabilità su 4, più un'altra per la quarta».
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