Trump "raddoppia" e invita Putin alla Casa Bianca: collaboratori presi in contropiede

Trump "raddoppia" e invita Putin alla Casa Bianca: collaboratori presi in contropiede
di Anna Guaita
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Venerdì 20 Luglio 2018, 17:55 - Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 16:16
NEW YORK – Indifferente alle critiche bipartisan che gli sono state mosse per il summit con Putin a Helsinki, Donald Trump decide di “raddoppiare” e invita il collega russo a Washington. La portavoce della Casa Bianca ha confermato giovedì sera che il presidente ha chiesto al proprio consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton di estendere un invito ufficiale al Cremlino. L’ambasciatore russo a Washington ha già fatto sapere che Mosca vede “positivamente” l’ipotesi di un viaggio di Putin negli Usa.

L’idea di un secondo summit Putin-Trump è stata accolta positivamente da Angela Merkel, «quando c’è dialogo è un bene per tutti» ha reagito la cancelliera, augurandosi che Russia e Usa discutano dei loro arsenali nucleari.

Negli Stati Uniti c’è invece molta più cautela e non poca preoccupazione, anche perché non è stato ancora risolto il mistero delle due ore che Putin e Trump hanno trascorso a Helsinki in un tete-a-tete con la sola presenza dei due interpreti. Temendo che Trump abbia fatto concessioni a Putin, i democratici vorrebbero convocare la traduttrice americana per una deposizione a porte chiuse alla Commissione Intelligence della Camera, per farsi dire cosa è successo dietro quelle porte chiuse.

Ma l’idea che Marina Gross, una veterana del Dipartimento di Stato, che ha fatto da interprete per la Casa Bianca nei suoi rapporti con la Russia sin dal 2008, possa venir obbligata a deporre è irreale. Resta il fatto che quel poco che si comincia a sapere dell’incontro viene solo da fonti russe: ad esempio, pare che Trump e Putin abbiano parlato della possibilità di risolvere la crisi in Ucraina con un referendum nella zona orientale, il Donbass. La regione è da 4 anni praticamente zona di guerra, sin da quando nell’aprile del 2014 i separatisti filorussi hanno cominciato una ribellione contro il governo di Kiev.

Il summit di Helsinki, e il possibile secondo summit a Washington, avvengono pur mentre l’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller continua imperterrita. L’inchiesta sulle interferenze russe nelle elezioni Usa del 2016 ha portato a oltre 20 incriminazioni di agenti e operatori russi, gli ultimi 12 incriminati proprio alla vigilia del summit di Helsinki. Donald Trump continua a condannare l’inchiesta come una “caccia alle streghe”, forse perché teme che se si rivelasse fondata metterebbe in dubbio la legittimità della sua elezione. Tuttavia la comunità dell’intelligence Usa, compatta, gli ha fornito le prove di queste interferenze già due settimane prima che lui si insediasse. Per questo i suoi abboccamenti, coperti dal segreto, con Putin innervosiscono sia politici che esperti di intelligence. E la sua conferenza stampa a Helsinki, piena di gentilezze verso Putin, ha indignato molti anche dentro il partito repubblicano.

La morbidezza che Trump ha espresso in pubblico nei confronti di quello che storicamente è il nemico numero uno degli Stati Uniti starebbe causando nervosismo anche fra i suoi più stretti collaboratori. Le sue marce indietro e i “corrigenda” alle proprie affermazioni hanno convinto poco. Soprattutto alla luce di un invito a Putin in autunno, proprio quando si devono tenere le elezioni di metà mandato. Fa testo la reazione di Dan Coats, direttore nazionale della intelligence, che è stato informato in diretta dell’invito a Putin durante un'intervista con la nota giornalista politica Andrea Mitchell. Quando lei ha letto la breaking news, Coats è apparso incredulo e ha chiesto che la giornalista la rileggesse. Poi ha reagito, con ovvia incredulità "Quello sarà interessante!" Alla Casa Bianca non hanno apprezzato che Coats avesse preso posizione quasi ironica verso il presidente, e gira voce che Trump ne voglia le dimissioni.

Intanto si fa più insistente la possibilità che anche il capo di staff, il generale John Kelly, sia vicino alle dimissioni, frustrato per non aver alcun peso su Trump e le sue decisioni. Due giorni fa il NYTimes ha rivelato che Kelly in persona ha sollecitato i leader repubblicani a esprimersi contro la politica amichevole del presidente verso Putin.  

                                                                                                                                                                                 

 
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