Stallo Cdp, è tensione tra Tesoro e M5S-Lega: salta il vertice di Conte

Stallo Cdp, è tensione tra Tesoro e M5S-Lega: salta il vertice di Conte
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Venerdì 20 Luglio 2018, 01:01 - Ultimo aggiornamento: 13:22

ROMA Un insolito vertice convocato e sconvocato nel giro di mezz’ora. Una telefonata accesa tra il sottosegretario Giancarlo Giorgetti e il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Un colloquio a tu per tu tra lo stesso Tria e il premier Conte a palazzo Chigi. Tutto in una giornata di ordinaria follia di una maggioranza che non riesce a trovare l’intesa su importanti nomine che investono la Cassa Depositi e Prestiti come la Rai, le Ferrovie e, a cascata, anche tante altre società pubbliche.
LO SCHEMA
Ma andiamo con ordine. Sono le dodici del mattino quando a Montecitorio entra uno dei plenipotenziari del M5S sulle nomine e parla di Cdp: «Il problema non sono le deleghe tra Scannapieco e Palermo. Noi vogliamo solo Palermo». Lo stop allo schema messo in piedi nei giorni scorsi dal ministro Tria è netto e arriva - raccontano - direttamente dalla Casaleggio. Troppo autonomo l’attuale vicepresidente della Bei per affidargli la cassaforte pubblica, e pochi poteri avrebbe come direttore generale l’attuale direttore finanziario della Cdp che - sempre nello schema-Tria - rimarrebbe comunque subordinato all’ad. Niente da fare, quindi. Almeno per i grillini che, con Tria, sembrano avere più di un conto in sospeso. Resta il fatto che l’assemblea della Cdp, rinviata ieri per la quinta volta, è fissata per martedì della prossima settimana. Non c’è molto tempo per evitare l’ennesimo slittamento che rischia di trascinare con sè anche il resto del pacchetto di nomine. La tensione tra alleati e ministro dell’Economia è forte e l’impasse rischia di produrre ancor più sconcerto sui mercati. Prima dell’ora di pranzo a prendere l’iniziativa è il premier Giuseppe Conte che decide di convocare un vertice con Tria con il quale ha già un appuntamento in vista del G20. Di Maio però si sfila sostenendo di essere impegnato con il cosiddetto “decreto dignità”- Salvini dice, o finge, di cadere dalle nuvole sostenendo di non saper nulla del vertice prima convocato e poi sconvocato, ma si dice certo che per il 24 si troverà una soluzione.
Mentre il vicepremier in quota Carroccio prova a sfilarsi, di Maio assedia Tria perché lo accusa di proporre nomi troppo legati al vecchio establishment e, forse, troppo competenti per assecondare alcuni “progettini” grillini che, a giudizio del Mef, potrebbero compromettere i conti pubblici e magari far scattare quello che qualcuno chiama “piano B” per l’uscita dell’Italia dall’euro. Uno scontro che coinvolge anche la scelta del direttore generale del Tesoro che Tria vuole affidare a Alessandro Rivera, già vice di Vincenzo La Via, mentre i pentastellati spingono per Marcello Minenna, ex assessore della Raggi.
IL CAOS
Giorgetti, semmai ne avesse avuto bisogno, sa che Tria non vuole imposizioni e che il ministro difende l’autonomia di via XX Settembre e le risorse di Cdp. Pentastellati e leghisti però non mollano ma sono soprattutto i primi ad alzare le barricate nei confronti di via XX Settembre e a voler far piazza pulita nelle grandi partecipate e nei ruoli cruciali per la politica economica. «Esiste una procedura. Chiedete a chi la gestisce e leggete “Il Fatto Quotidiano”». La spiegazione che Giorgetti dà nel pomeriggio del vertice convocato e poi cancellato, conferma la tensione esistente nel governo ma è anche il tentativo di assegnare al ministro buona parte della responsabilità dello stallo. Una situazione bloccata e accentuata dal fatto che il M5S non ha nomi alternativi da proporre anche qualora si decidesse di azzerare la partita rinunciando sia a Scannapieco che a Palermo. Eloquente è quindi anche il riferimento di Giorgetti all’intervista rilasciata da Giuseppe Conte a proposito delle nomine nelle partecipate nella quale il presidente del Consiglio afferma che «il ministro competente le propone a me, io ne parlo con i due vicepremier, poi decidiamo insieme. Se non c’è accordo sulla persona più competente, rinviamo per trovarne una migliore». Ecco, appunto, si rinvia e, sembrano voler far intendere M5S e Lega, per colpa di Tria che non dà nomi sui quali trovare l’accordo. Uno scaricabarile che il ministro poco gradisce e che Conte fatica a contenere. Con il rischio di un altro slittamento perché il ministro Tria non molla. Continua a puntare sul nome di Scannapieco forte anche del sostegno del presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti.
Uno stallo che rischia di ripercuotersi anche sulla Rai visto che il governo deve ancora indicare i due nomi del cda per il ruolo di presidente e amministratore delegato. Ieri, in curiosa fase sincronica, sia Michele Anzaldi che Maurizio Gasparri hanno fatto notare che il presidente della Rai deve essere votato in Commissione di Vigilanza. Un motivo in più per spingere la maggioranza a trovare intese in grado di reggere alla prova del voto come è accaduto ieri in occasione del rinnovo del Csm. In attesa di cambiare i veriici di Consob, Leonardo, Fs ed Eni, la logica del rinvio sembra però prevalere. Come accade per le nomine nell’Authority per l’Energia i cui vertici - scaduti a febbraio - verranno di nuovo prorogati con imminente decreto. Ovviamente perché non c’è accordo, ma - soprattutto - mancano soluzioni.

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