Var e gol stile serie A. E la penitenza è finita

di Massimo Caputi
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Lunedì 16 Luglio 2018, 00:30
Con l’immagine del capitano Lloris che alza la Coppa del Mondo, è calato il sipario sul Mondiale. La Francia è campione del mondo. È la seconda volta per i Bleus, vent’anni dopo il successo casalingo del ‘98 e le cocenti delusioni del 2006 con l’Italia, e del recente 2016 all’Europeo con il Portogallo. Russia 2018 è stato un torneo intenso, emozionante e diverso, soprattutto per noi costretti al marginale ruolo di semplici “guardoni”. Eppure c’ è stato molto d’Italia in questo Mondiale, dal Var ai calciatori presenti, passati e futuri del nostro campionato. Non è stato facile superare il blocco psicologico dovuta all’assenza della nostra Nazionale, ma è durato poco. Lo hanno dimostrato gli ascolti tv.

Chissà, la mancata presenza dell’Italia ci ha probabilmente costretti a una visione globale, non parziale e accecante, del Mondiale. Invece di concentrarci solo sulle partite degli Azzurri abbiamo distribuito e ampliato i nostri interessi un po’ ovunque, trovando nel susseguirsi delle partite più di quanto ci saremmo aspettati: sorprese, delusioni e incertezza. Gli aristocratici del pallone hanno sentenziato, prima ancora della sua conclusione, come Russia 2018 sia stato un torneo mediocre nel gioco e assente di novità tattiche, ma il calcio è soprattutto emozioni, e queste non sono mai mancate. Dalle eliminazioni pesanti di Germania e Spagna, a quelle di Argentina e Brasile, dai flop di Messi e Neymar alle perle di Mbappè e Modric.

Sono tante le fotografie che raccontano il Mondiale appena concluso e in queste, come detto, c’è molto dell’Italia, la finale di ieri a Mosca ne è una perfetta sintesi. Cominciamo dalla Var e da Irrati che decretando un rigore a favore della Francia non visto dall’arbitro argentino Pitana, hanno inciso in modo corretto sull’esito della sfida. Quella del Var è un vittoria tutta italiana che, grazie alla sperimentazione dello scorso campionato e all’assoluta affidabilità dei nostri arbitri, ha definito una volta per tutte come la tecnologia nel calcio sia indispensabile. Il Mondiale è stato più bello e giusto anche per la Var; tornare indietro, è stato ormai accertato, è impossibile. E se la Var è colorata d’azzurro, nella finale anche il campo ci ha visti protagonisti.

Soprattutto in quel Didier Deschamps, criticatissimo in patria, che prima da giocatore e poi da allenatore, non solo ha vinto il titolo mondiale, ma ha soprattutto imparato e assorbito molto dal nostro calcio. Se la Francia ha scalato il Mondo non lo deve soltanto alla fantastica qualità dei suoi talenti come Mbappè, Griezmann o Pogba, ma anche alla praticità del suo allenatore. Una squadra così talentuosa e giovane come quella transalpina avrebbe potuto dare spettacolo e magari non ottenere il successo finale, se non fosse stata attentamente disegnata all’italiana dal suo tecnico. Ben coperta dietro, ha sempre concesso poco agli avversari, sfruttando le ripartenze e la micidiale velocità di gambe e pensiero dei suoi interpreti.

C’è stata tanta Italia anche nella Croazia. Oltre a Modric e Rakitic indiscutibili stelle croate, chi ha portato la nazionale a sfiorare il titolo sono stati anche i gol e le qualità tecnico/caratteriali di Perisic, Mandzukic e Brozovic, senza dimenticare Strinic e gli ex Vrsaljko e Rebic. A un calcio italiano e a un campionato considerati in declino, questo Mondiale offre spunti interessanti dei quali fare tesoro per ripartire di slancio. Due su tutti: puntare sui giovani (Francia prima e Inghilterra quarta le squadre più giovani) e Cristiano Ronaldo. Ai tanti bravi calciatori si è aggiunto, proveniente direttamente dal Mondiale, un fuoriclasse unico che solo al suo arrivo ha scatenato l’interesse globale e di certo saprà attrarre chi avrebbe preferito fino a poco tempo fa altri campionati. Ai dirigenti del nostro calcio l’obbligo di approfittarne perchè fare meglio si può e in Qatar non potremo mancare.
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