Merito anche dell'impostazione multimediale del progetto, con il gran lavoro di mapping-video realizzato dallo studio milanese Karmachina. I quadri del celebre pittore sono stati infatti proiettati sia sul fondale, alle spalle dei musicisti, che nel rettangolo sospeso di fronte al palco, realizzato in modo da poterne sfruttare al meglio le trasparenze. Non solo le pitture ma anche singoli dettagli dei quadri, che sembrano prendere vita grazie a un intelligente e spettacolare utilizzo di molteplici livelli, così che un angelo potesse sbattere gli occhi o muovere le ali, mentre la decapitazione di Oloferne diventa "reale" con la spada di Giuditta in grado di muoversi. Un progetto complesso, covato da molti anni, «un'idea nata nel 2006» ammette la stessa Marcotulli. Ad affascinarla il concetto del contrasto tra il buio e la luce nonché la possibilità di utilizzare qualcosa di virtuale per entrare nel mondo di Caravaggio. Questo è il filo conduttore di tutto lo spettacolo ma, e qui sta forse l'aspetto più affascinante dell'intero progetto, ad emergere sono soprattutto emozioni e sensazioni. Per riuscirci la pianista ha scelto di avere intorno a sé musicisti (e strumenti) in grado di adattarsi ad ogni atmosfera con naturalezza. Il koto della Miyazaki, al centro del palco china a pizzicare con leggerezza le corde ma capace di tirar fuori urla raggelanti mentre i serpenti si muovono sulla testa di Minerva; armonie vocali anche dal messicano Varela, con Brunborg che soffia in strumenti diversi quasi a ogni brano per assecondare le atmosfere che cambiano; l'accoppiata Benita-Decimo conquista per l'uso perfettamente simbiotico di violoncello e contrabbasso. Sullo sfondo un grandissimo lavoro di Rabbia, che sperimenta rumori e fruscii, regalando al live lo stesso sapore di una pennellata sulla tela.
«Trovo che Caravaggio sia molto vicino al jazz - ha dichiarato Rita Marcotulli - perché è stato un artista libero e deciso a rompere gli schemi. Viveva in un periodo buio, in cui c'era l'Inquisizione, eppure lui rappresenta la luce. Ho capito che era un uomo gioioso seppur irascibile e che amava stare in mezzo a persone semplici, un po' come i jazzisti che amano stare nelle bettole». L'anteprima a Umbria Jazz 2018, in un Teatro Morlacchi risultato sold-out con largo anticipo, ha colpito nel segno. Caraviaggianti può davvero diventare un progetto di successo a livello internazionale, offrendo al pubblico straniero (ma non solo) un omaggio all'arte di un genio e nello stesso tempo a tutta l'arte italiana. In platea a Perugia c'erano anche l'Ambasciatore cinese in Italia e il nuovo presidente della Fondazione Italia-Cina, oltre a rappresentanti del Blue Note di Tokio. Chissà che la strada verso il successo internazionale dei Caraviaggianti non debba passare proprio da lì.
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