Ilva, ora Di Maio chiede all'Anac di indagare sulla vendita ad ArcelorMittal

Lo stabilimento Ilva di Taranto
di Roberta Amoruso
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Mercoledì 11 Luglio 2018, 20:36 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 18:22
È già sul tavolo dell’Anac di Raffaele Cantone la segnalazione del governatore della Puglia, Michele Emiliano, sulle presunte irregolarità nella cessione dell'Ilva ad ArcelorMittal. Ma questo non significa che il governo vuole far saltare il banco o che ci sono segnali di marcia indietro da parte di ArcelorMittal.

Il ministro dello Sviluppo Economico prova a fare un po’ di chiarezza sullo stato dell’arte nella trattativa sull’Ilva per la quale manca l’intesa con i sindacati e la benedizione del governo, che ha chiesto «condizioni migliorative» anche sul fronte ambientale. Il tempo stringe, visto che sia i sindacati che il governo puntano a un'intesa definitiva entro luglio. Ma è sempre più difficile centrare l'obiettivo alla luce del nuovo fornte aperto da Emiliano. Di qui il sospetto che sia una carta da giocare per spuntare da ArcelorMittal qualche garanzia in più.

«Sull’Ilva non sono stati considerati soddisfacenti il piano occupazionale e ambientale», per cui «abbiamo chiesto maggiori garanzie ad ArcelorMittal e in queste ore è in corso l’approfondimento sulle contro-proposte chieste», ha detto il ministro al Senato. Mentre a proposito delle «ombre» sulla gara, «si sta anche valutando, ha detto, «la regolarità delle procedure di aggiudicazione, a seguito delle segnalazioni arrivate, la più autorevole quella di Michele Emiliano. Sono state inviate le carta all’Anac».

Emiliano ha sollevato «anomalie della procedura di gara per il trasferimento a terzi dei complessi industriali facenti capo alle imprese del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria».
e dunque, Di Maio non poteva ignorarle, ha lasciato intendere. Il dialogo con ArcelorMittal però c’è e continua. «Con Arcelor Mittal sto avendo una buona interlocuzione in questo momento e con un rapporto molto franco e molto onesto ci stiamo dicendo quello che va e quello che non va», ha spiegato Di maio. E ancora: «Da questo punto di vista mi permetto soltanto di dire che oggi non ci sono atteggiamenti o comportamenti da parte dell’azienda che minacciano queste cose» ossia un eventuale ritiro del gruppo da Ilva. Rimane però una questione di fondo per Di Maio. «Il tema vero non è la vendita o meno di Ilva, ma a chi la vendiamo, e se l’acquirente può garantirci che tra cinque anni non ci si ritrovi nelle stesse condizioni». Insomma, «Io voglio garantire ai lavoratori e all’indotto che quel piano sia effettivamente attuabile» e «quindi il problema è l’attuazione«, ha sottolineato il ministro.
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