Gay Village, c'è La ballata degli esclusi: Vladimir Luxuria incontra Fabrizio De André

Gay Village, c'è La ballata degli esclusi: Vladimir Luxuria incontra Fabrizio De André
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Mercoledì 11 Luglio 2018, 16:58

Vladimir Luxuria incontra Fabrizio De André ne La ballata degli esclusi. Sabato 14 Luglio alle 22 sul palco del Gay Village torna la grande amica del villaggio Vladimir Luxuria, sempre presente sin dagli albori della manifestazione arcobaleno. Luxuria salirà sul palco insieme ad Antonello De Rosa e al gruppo Volta La Carta, per un grande spettacolo, omaggio all'immenso Fabrizio De Andrè dal titolo La Ballata Degli Esclusi, una produzione realizzata da Scena Teatro. Le interpretazioni di Luxuria e De Rosa saranno accompagnate da dieci musicisti: Gaspare Di Lauri alla voce, Elisa Campagna, Federica Caso Cori e Filomena De Gennaro ai cori, Tony Panico al sax, Giuseppe Rinaldi alle tastiere, Donato Giachetta alla chitarra, Gianvincenzo Giudice al basso, Giustina Gambardella alle percussioni e Angelo Saturno alla batteria.
 

 


In una sorta di anticlimax, l’esibizione si muoverà dalla tragedia di un popolo al microcosmo di individui non allineati. Si passa così dal lancinante lirismo di “Fiume Sand Creek”, dove è negato agli Indiani il diritto alla storia oltre che alla vita, al dramma di “Andrea”, per giungere al cortocircuito emotivo delle sonorità di “Creuza de ma”, che mescolano passato e presente. Il miraggio della felicità in “Princesa”, creatura estranea alle convenzioni, trova un contraltare ne “La canzone dell’amore perduto”. Ed è appunto l’amore l’unica legge a cui obbedire, come mostra “Il testamento di Tito”, che smaschera la violenta ipocrisia delle imposizioni religiose. La scanzonata spregiudicatezza di “Quello che non ho” apre la strada a quel classico che è “Bocca di Rosa”, che viene a creare un dittico con “Via del campo”, dove il corpo della prostituta è sacralità dei sensi, ma anche oscuro approdo dei falsi moralisti ne “La città vecchia”. Si passa poi dal sarcastico capovolgimento sociale di “Don Rafael” alla struggente tenerezza de “La canzone di Marinella”, assaporando poi tutto il buio rancore di “Un giudice”. L’evasione dalla norma, l’incapacità di tenere a freno la parte più profonda di sé dilaga in “Dolcenera” e la conclusione non può che essere affidata a “Volta la carta”, ironica altalena tra illusioni e delusioni. 

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