Tv liquida, settori tradizionali e Big Data: il punto di AGCOM sulle comunicazioni

Tv liquida, settori tradizionali e Big Data: il punto di AGCOM sulle comunicazioni
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Luglio 2018, 12:30
(Teleborsa) - Crisi dell'editoria, boom della tv liquida e della banda ultralarga, rischi derivanti dai Big Data. Sono solo alcuni degli aspetti emersi dalla fotografia scattata dal Presidente AGCOM, Angelo Marcello Cardani, nella Relazione al Parlamento.

In generale nel 2017 i ricavi del settore delle comunicazioni - che rappresenta oltre il 3% del PIL nazionale - si sono attestati a 54,2 miliardi di euro, registrando una crescita dell'1,2% rispetto all'anno precedente.
La fetta più grossa proviene dalle telecomunicazioni da rete fissa e mobile (32,2 miliardi di euro, +0,9%). Quasi il 45% della spesa degli utenti italiani per i servizi di telefonia, sia su rete fissa che mobile, è finita nelle casse di TIM, la cui quota di mercato è cresciuta di 1 punto percentuale.

I media hanno riportato invece un calo dello 0,9% a 14,6 miliardi di euro, il settore postale un balzo del 6,6% a 7,4 miliardi.


Nel dettaglio, nel settore televisivo si è registrato un calo dei ricavi solo per le tv in chiaro (-3,5%) - anche se Cardani ha parlato di "importanti segnai di tenuta sia in termini di risorse che di ascolti, con 25 milioni di contatti medi nel prime time" - mentre la tv "liquida", ossia in streaming, conta circa 3 milioni di cittadini che guardano contenuti da Internet. Un numero 3/4 volte superiore, inoltre, scarica abitualmente contenuti televisivi sui propri device.

Merito della banda ultralarga, che ha visto raddoppiare gli accessi da 2,3 a 4,5 milioni grazie proprio alla "crescente domanda di contenuti video online su rete fissa". Ancora maggiore (+48%) la crescita del consumo dati da parte di utenti della telefonia mobile.

Quanto al settore televisivo, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni rileva che resta molto concentrato, con i primi tre operatori che detengono nel 2017 circa il 90% delle risorse complessive e "quote non dissimili fra di loro": al primo posto si colloca 21st Century Fox/Sky Italia con una quota del 33% (in crescita di 1 punto); segue il gruppo Rai con oltre il 28%, pur in contrazione (-1,5 punti rispetto al 2016). Al terzo posto, con un peso pari al 28% (sostanzialmente invariato), il gruppo Fininvest/Mediaset.

Ancora in rosso l'editoria dove i ricavi segnano un -5,2% a 3,6 miliardi di euro, zavorrati principalmente dai quotidiani (-8,9%). "Il settore nell'ultimo decennio ha perso all'incirca metà del suo peso economico", sottolinea Cardani, convinto che il problema investa "Governo e Parlamento" e richieda "una riflessione di ampio respiro".

Meglio la radio che, nonostante ricavi sostanzialmente piatti, conferma qualche segnale di ripresa.

A due velocità i servizi postali: quelli tradizionali hanno registrato un calo del fatturato in del 12,6% mentre quelli di corriere espresso hanno mostrato un balzo dell'11,7% a 4,5 miliardi di euro.

L'Agcom ha poi sottolineato che gli investimenti pubblicitari globali appaiono sempre più reindirizzati dai media tradizionali alle piattaforme online, che complessivamente crescono oltre il 12%. Google e Facebook i principali beneficiari di questo trend.

Non è mancato un allarme sui Big Data, ossia l'enorme massa di dati digitali in circolazione su Internet: secondo Cardani presentano molti "rischi" e necessitano di "soluzioni". Tra i primi il Presidente ha inserito l'esistenza di "un ecosistema governato da poche grandi multinazionali" e la possibile "alterazione dell'ecosistema informativo planetario". Le soluzioni corrono invece lungo tre direttrici: disciplina dei mercati, neutralità e trasparenza degli algoritmi, proprietà dei dati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA