Armenia, serve una visione rigorosa dei fatti del 1915

di Murat Salim Esenli
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Mercoledì 11 Luglio 2018, 00:34
Gentile Direttore,

Le scrivo questa lettera con riferimento alla lettera dell'Ambasciatore dell'Armenia Victoria Bagdassarian pubblicata sul vostro giornale il 7 giugno.

Innanzitutto, l’affermazione dell’Ambasciatore Bagdassarian secondo cui la conclusione comune di coloro che hanno svolto ricerche sugli eventi del 1915 ovvero che gli armeni sono stati soggetti ad un “genocidio”, non riflette la realtà. Vorrei sottolineare che molti esperti, storici e ricercatori che studiano quel periodo del 20° secolo riportano il fatto che non solo gli armeni ma tutte le persone che vivevano in Anatolia hanno sofferto a causa delle condizioni di guerra e le affermazioni di “genocidio” non sono basate sui fatti ma soltanto su narrazioni personali unilaterali. Gli studiosi del periodo ottomano come Stanford Shaw che ha respinto le affermazioni di genocidio sono stati violentemente attaccati, proprio per questo motivo.

Inoltre, la presunta “pulizia degli archivi” citata dall’Ambasciatore Bagdassarian è un altro inutile tentativo di distogliere l'attenzione dalla parte armena, la quale, curiosamente, mantiene un approccio tutt'altro che trasparente sugli eventi del 1915, mantenendo i suoi archivi chiusi al mondo accademico. Lo stesso vale per gli archivi del partito nazionalista armeno Dashnak. La piena accessibilità a questi archivi sarà sicuramente gradita a tutti gli studiosi interessati a questo argomento. Il famoso studioso del periodo ottomano, Bernard Lewis, uno dei primi studiosi occidentali a utilizzare gli archivi ottomani, scrisse nell'estate del 1990: "Si può solo sperare che gli altri seguano l'esempio turco".

Dal momento che ci siamo, posso affermare con sicurezza che la Turchia non esita a discutere l'argomento nel suo insieme. Tuttavia, la parte armena che presenta la sua narrazione come una conclusione scontata sembra molto preoccupata per l'apertura del vaso di Pandora. Dobbiamo chiederci se veramente gli armeni sono così sicuri dei loro argomenti, perché non hanno il coraggio di andare avanti con la commissione storica offerta dalla Turchia e accettata dalla parte armena nei Protocolli di Zurigo del 2009 con i ministri degli esteri degli Stati Uniti, Francia, Svizzera del tempo e l'attuale ministro degli esteri della Federazione Russa come testimoni. La demagogia sulla questione, perseguita soprattutto dagli armeni della diaspora a causa di loro esigenze interne, costringe il governo armeno ad adottare questo approccio esitante. A quanto pare, la diaspora ha di nuovo costretto l'Ambasciatore dell'Armenia a schierarsi dalla parte della narrativa soggettiva.

Per salvare le generazioni future dai velenosi apporti della propaganda, siamo pronti a incontrare gli armeni in qualsiasi momento attorno al tavolo della commissione storica.

L'ambasciatore Bagdassarian ha una lettura distorta di una sentenza (numero 27510/08) molto chiara della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU), presa dalla Gran Camera sulle leggi che penalizzano i cosiddetti "negazionisti". Dopo un lungo contenzioso, la CEDU ha pronunciato il verdetto secondo cui la questione non è bianca o nera e che può

essere discussa. Pertanto, nel caso Perinçek contro la Svizzera è stato deciso che la Svizzera non può penalizzare coloro che la pensano diversamente sugli eventi del 1915. Quindi questa è un’altra dura dimostrazione del fatto che la parola "genocidio" non può essere usata alla leggera. Naturalmente, sarei curioso di sapere quando quei pochi paesi e le amministrazioni locali si risveglieranno sulla base di questo principio giuridico fondamentale. Tuttavia, dovremmo riconoscere, come sviluppo incoraggiante, che attualmente molti Parlamenti europei si sta avvicinando alla versione armena della storia con la massima cautela. 

Vorrei ricordare gentilmente all'Ambasciatore Bagdassarian che se il suo paese fosse stato così innocente come a lei sembra sfuggire, non avrebbe neanche commesso il massacro di Khojaly nel territorio dell'Azerbaijan nel 1992.

Per coloro che vogliono unirsi al convoglio denigratorio contro la Turchia, ricordiamo che il primo sovrano ottomano, Osman Bey, aprì la strada agli armeni per istituire il loro primo centro religioso nell'Anatolia occidentale a Kutahya, che fu successivamente trasferito, insieme alla capitale ottomana, prima a Bursa nel 1326 e poi a Istanbul nel 1461, con Fatih Mehmet II che emise un ferman che stabilì definitivamente il Patriarcato armeno in questa città. Gli armeni gregoriani dell'Impero Ottomano, come gli altri principali gruppi religiosi, furono organizzati nelle comunità "millet" sotto i loro stessi leader religiosi. Così il ferman rilasciato da Fatih Mehmet II sull’istituzione del Patriarcato armeno di Istanbul precisava che il Patriarca non era solo il capo religioso degli armeni, ma anche il loro leader secolare.

Gli armeni ottomani divennero ricchi banchieri, mercanti e industriali, mentre molti, allo stesso tempo, salirono ad alte cariche nel servizio governativo. Nel diciannovesimo secolo, ad esempio, ventinove armeni raggiunsero il più alto grado governativo di Pasha. Vi furono ventidue ministri armeni, compresi i ministri degli affari esteri, delle finanze, del commercio e delle poste, con altri armeni che diedero importanti contributi ai dipartimenti interessati all'agricoltura, allo sviluppo economico e al censimento. Ci sono stati anche trentatré rappresentanti armeni nominati ed eletti nei parlamenti formati dopo il 1826, sette ambasciatori (uno dei quali è Serkis Efendi che ha prestato servizio come ambasciatore dell'Impero ottomano tra il 1872-1874 a Roma), undici consoli generali e consoli, undici professori universitari e quarantuno altri funzionari di alto rango. Come hanno fatto in passato, anche oggi i nostri cittadini armeni continuano a contribuire in maniera sempre maggiore alla nostra vita culturale, sociale, politica e commerciale.
 
Come il nostro Presidente Recep Tayyip Erdoğan ha sottolineato nel suo messaggio che invia ogni anno in occasione della commemorazione religiosa che si tiene nel Patriarcato armeno ad Istanbul in aprile, in memoria degli armeni ottomani e di tutti i cittadini ottomani che hanno perso la vita in quel periodo cupo della storia, dobbiamo evitare di aiutare coloro che ricorrono al fanatismo, al rancore e all'ostilità distorcendo la nostra storia comune.
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