Appena un mese fa, il 6 giugno, Addis Abeba ha annunciato a sorpresa di volere la pace, in cambio dell'accettazione senza condizioni da parte di Asmara dell'accordo firmato ad Algeri nel 2000 e mai entrato in vigore. Una presa di posizione arrivata appena pochi giorni dopo la decisione del premier Ahmed di abolire lo stato di emergenza proclamato nel Paese in febbraio a seguito di tensioni popolari molto forti. La volontà di tornare alla normalità nei rapporti tra i due stati confinanti del Corno d'Africa era stata del resto espressa da Abiy Ahmed già il 2 aprile, giorno del suo insediamento, per mettere fine ad un conflitto che analisti africani considerano forse l'ultima vera eredità dell'epoca coloniale.
Trattati sui confini dei due territori erano stati firmati dall'Italia (che ne aveva fatto una sua colonia dal 1889 al 1941), dalla Gran Bretagna (occupante dal 1941 al 1952) e dall' Etiopia, in tre date diverse: nel luglio 1890, nel maggio 1902 e nel maggio 1906.
La guerra scoppiò nel giugno 1998 e durò circa due anni. Nel dicembre 2000, dopo la morte di una cifra compresa tra 70 e 100mila uomini di entrambi i Paesi, il presidente eritreo Isaias Afewerki e il primo ministro etiope allora in carica, Meles Zenawi, firmarono ad Algeri un accordo di pace. L' Etiopia tuttavia mantenne un presidio militare, ancor oggi presente, nel territorio di Badme, area assegnata all' Eritrea nel 2002 da una commissione internazionale nominata dall'Onu. e le scherm,aglie non si sono mai fermate. Ma ora, con l'annuncio di Ahmed, già il 26 giugno una delegazione eritrea di alto livello è arrivata in Etiopia per il primo round di negoziati di pace, mentre oggi, per sottolineare ulteriormente la nuova atmosfera e celebrare la visita del premier etiope, tra i due Paesi sono state ripristinate le linee telefoniche dirette, per la prima volta da oltre vent'anni.
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