Anna Guaita
Quest'America
di Anna Guaita

I mille punti di luce che fanno davvero grande l'America

di Anna Guaita
3 Minuti di Lettura
Domenica 8 Luglio 2018, 21:46
NEW YORK – Qualche giorno fa Donald Trump ha deriso una delle più ammirevoli iniziative di un suo predecessore. Durante un comizio, ha ridicolizzato il concetto di “A Thousand Points of Light”, lo slogan con cui George Bush senior appoggiò la tradizionale tendenza degli americani di operarsi in attività di volontariato e beneficenza. Quella frase ha poi dato vita a una fondazione, che oggi opera in 30 Paesi e conta 4 milioni di volontari. Trump, che ha lanciato invece lo slogan “Make America Great Again” ha riso dell’iniziativa, cieco al fatto che uno dei più grandi e ammirevoli tratti del suo Paese è invece proprio la generosità con cui tutti -  e intendo tutti per davvero, repubblicani e democratici, giovani e anziani, ricchi e poveri, bianchi e neri, religiosi e laici – fanno lavoro di volontariato.

In questo blog mi capita spesso di raccontare esempi di comuni americani che trovo eccezionali per la loro semplicità e passione. Dall’attuale presidenza degli Usa purtroppo non giunge un grande stimolo in questa direzione. Trump non appartiene a quella tradizione repubblicana – di cui Bush senior e sua moglie Barbara sono stati uno smagliante esempio – che fa proprio l’insegnamento del Vangelo secondo Luca, «A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Dunque, per ricordare cosa davvero significhi “a thousand points of light” mi limito a ricordare un esempio di volontariato che ha cambiato le sorti di un paese.

Mi riferisco all’iniziativa del sacerdote Richard Joyner, pastore battista di Canetoe, un villaggio del North Carolina. In poco più di dieci anni questo sacerdote è riuscito a coinvolgere in un impegno di volontariato tutti i giovani della comunità, lanciando una iniziativa di recupero della terra e di produzione di cibo sano ed economico. Da quando nel 2005 Joyner ha cominciato a recuperare il terreno incolto della sua comunità, con l’aiuto degli studenti delle scuole, le condizioni di salute e la mortalità nel suo piccolo paese sono drasticamente diminuiti.

«Siamo partiti come una iniziativa di base per combattere la malnutrizione, la mortalità precoce e la povertà» dice il sito del “Family Life Center” di Canetoe. Prima che i ragazzi della contea si mettessero a crescere zucchine e pomodori, patate e lattuga, prima che si mettessero a curare le api e a produrre miele, gli abitanti di Canetoe non avevano modo di procurarsi cibo fresco. Zona estremamente povera e sperduta, registrava tassi di mortalità giovanile altissima. Il sacerdote si rese conto che officiava anche due funerali a settimana di concittadini under-40. Una quantità gigantesca in un villaggio di 360 anime. «Come potevo dire a un genitore il cui figlio era morto per le conseguenze di malnutrizione, che questa era la volontà di Dio?» spiega Joyner.

E così nell’estate del 2005 durante un campo estivo per i ragazzi di Canetoe, padre Joyner insegnò loro a coltivare un orto. Era una scommessa, che già al secondo anno portò alla produzione di vegetali a sufficienza perché i ragazzi potessero regalare scatole di patate dolci, cavoli, peperoni e broccoli alle famiglie più povere e agli anziani soli.

Padre Joyner è orgoglioso si dire che l’intera sua comunità è oggi più sana, più longeva e più felice. E che attraverso questo volontariato i giovani ottengono di farsi ascoltare, imparano «scienza, matematica, capacità organizzative e programmazione finanziaria», e acquistano «abilità di leadership e di interazione sociale».

Nessuno è glamorous a Canetoe. Nessuno è ricco. Ma il loro lavoro è quello che davvero fa grande l’America. Il “Family Life Center” di Canetoe non è che uno di quei “mille punti di luce” di cui parlava George Bush senior, e che Trump ha preso in giro. Ce ne sono migliaia, anzi centinaia di migliaia. E non mi stancherò mai di raccontarveli.



 
© RIPRODUZIONE RISERVATA