Nello specifico, le sette specie sono colpite da cambiamenti climatici (è il caso del tordo sassello e della pernice bianca che vive sulle Alpi e per la quale la Lipu prevede una restrizione dell'habitat favorevole, nei prossimi decenni, fino al 50% a causa dei cambiamenti climatici), distruzione dell'habitat (allodola, tortora selvatica, pavoncella, pernice bianca), scarichi agricoli e caccia illegale (moriglione), inquinamento genetico a causa di immissioni di specie alloctone (coturnice), caccia in periodo «prenuziale» (tordo sassello) e preaperture della stagione venatoria di inizio settembre (tortora selvatica). C'è poi il caso della coturnice, per la cui tutela l'Italia ha una grande responsabilità: ben il 26% della popolazione europea (quindi 1 coppia su 4) nidifica nel nostro Paese. Per questo Lipu-BirdLife Italia lancia una campagna di difesa e chiede a Governo, Parlamento e Regioni di intervenire con urgenza, in primis escludendo queste specie dalla lista delle cacciabili in Italia, poi agendo sul contrasto ai cambiamenti climatici, la tutela delle rotte migratorie e degli habitat naturali, lo stop al turismo eccessivo, all'intensificazione agricola e al consumo di suolo.
«Gli uccelli, oltre che parlarci della bellezza della natura - dichiara Claudio Celada, direttore dell'Area Conservazione della natura della Lipu-BirdLife Italia - ci indicano il modo in cui trattiamo la terra.
Se una specie è in crisi, è quasi sempre perché le nostre attività sono eccessive e mal condotte. È il caso delle 7 specie della campagna della Lipu. Si tratta di modificare anche radicalmente alcune pratiche, fermare il cattivo sfruttamento del territorio, aumentare le tutele di siti e habitat naturali ma anche attivare misure di urgenza, come ad esempio lo stop al prelievo venatorio. »L'Italia - conclude Celada - è il secondo Paese europeo con più specie cacciabili. Un record a cui il Paese può tranquillamente rinunciare, facendo prevalere il principio di tutela su quello di sfruttamento, ai sensi delle convenzioni internazionali e delle direttive naturalistiche europee, e prendendosi cura del proprio patrimonio naturale. Una responsabilità che dovrebbe essere assunta e condivisa da tutti gli attori interessati«. (Mst/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 05-LUG-18 12:12 NNNN
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