A 92 anni muore Claude Lanzmann, autore del capolavoro “Shoah” lungo 9 ore e mezzo

A 92 anni muore Claude Lanzmann, autore del capolavoro “Shoah” lungo 9 ore e mezzo
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Giovedì 5 Luglio 2018, 15:11
Lo scrittore e regista francese Claude Lanzmann, autore di Shoah, considerato il più grande film della storia della cinematografia sull'Olocausto, è morto questa mattina a Parigi all'età di 92 anni. L'annuncio della scomparsa è stato dato da Gallimard, la casa editrice che ha pubblicato la sua autobiografia. Claude Lanzmann iniziò a lavorare nell'estate 1974 al film “Shoah” che poi lo occupò a tempo pieno per undici anni. Il risultato è un film-fiume della durata di nove ore e mezza ma soprattutto un'opera fondamentale sia dal punto di vista storico che cinematografico. Fu grande amico del filosofo francese Jean-Paul Sartre e della scrittrice francese Simone de Beauvoir (fu suo compagno dal 1953 al 1959) e con il pensatore dell'esistenzialismo collaborò alla rivista Les Temps Modernes, di cui è stato il direttore. È autore del libro Shoah (Rizzoli, 1987), Un vivo che passa. Auschwitz 1943 - Theresienstadt 1944 (Cronopio, 2003),  dell'autobiografia La lepre della Patagonia (Rizzoli, 2010), e L'ultimo degli ingiusti (Skira, 2014).

Nato a Parigi il 27 novembre 1925, figlio di genitori ebrei arrivati in Francia dall'Europa dell'est, Claude Lanzmann è stato uno degli organizzatori della resistenza antinazista al liceo  Pascal di Clermont Ferrand nel 1943. Ha partecipato alla lotta clandestina in città e poi agli scontri del maquis dell'Auvergne. È stato insignito della medaglia alla resistenza e ha ottenuto numerosi altri riconoscimenti in Francia, come il titolo di commendatore della Legion d'onore e di commendatore dell'Ordine nazionale del Merito e all'estero, tra cui la laurea honoris causa in filosofia all'Università ebraica di Gerusalemme, all'Università di Amsterdam, all'Adelphi University e alla European Graduate School.
Lettore all'università di Berlino, fino al 1970 svolge l'attività di saggista e giornalista. Negli anni seguenti, si impegna nel cinema: dapprima realizza
Pourquoi Israel, con il quale ottiene un successo di pubblico considerevole in tutto il mondo, fin dalla sua prima a New York. In seguito, a partire dall'estate del 1973, comincia a lavorare alla realizzazione di Shoah. «Se fossi stato deportato con tutta la mia famiglia - ha scritto Lanzmann - non sarei mai stato capace di girare questo film, questo è certo. Per assumere infatti la posizione di testimone dei testimoni occorreva essere allo stesso modo dentro e fuori, o meglio, fuori e dentro».

La lavorazione del film «Shoah» occupa Lanzmann a tempo pieno per undici an­ni, cinque e mezzo dei quali dedicati al montaggio delle oltre trecentocinquanta ore di ripresa. «Ho cominciato con il leggere. Andavo a tastoni, come un cieco - ha raccontato - Non mi sono recato subito sui luoghi. Dapprima ho cercato le persone». Proprio questa ricerca lo obbliga a lunghi viaggi e ad avvicinamenti progressivi. Il suo primo soggiorno in Polonia, sui luoghi del genocidio, risale all'inverno 1977-78. La sua emozione più forte è rappresentata dalla scoperta di un villaggio che aveva nome Treblinka e di una stazione ferroviaria, di binari, vagoni, ecc. Tutto è cominciato da lì, e la prima ripresa ha luogo cinque mesi dopo, nell'estate del 1978. Nel 1985, quando il film lungo nove ore e mezza viene presentato al pubblico, subito si parla di un capolavoro assoluto di arte cinematografica e di storia. A New York, nella pausa tra la prima e la seconda parte della sua proiezione, un rabbino chiede di rimanere in sala per recitare il kaddish, la preghiera per i morti. Lanzmann aveva fatto rivivere concretamente il ricordo di tutti quei morti senza tomba. Oggi, Shoah è considerato il più grande film della storia della cinematografia sull'Olocausto e non solo.
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