Ninfeo “Stregato”: i libri finalisti in mostra tra i tesori del Museo etrusco

Il Ninfeo di Villa Giulia
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Mercoledì 4 Luglio 2018, 23:10 - Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 16:17
Ultimi ritocchi al Ninfeo di Villa Giulia alla vigilia della proclamazione, il 5 luglio, del vincitore del Premio Strega 2018. È stato montato il palco, sono stati posizionati i tavoli e il mitico tabellone dove si segnano i voti. È quasi tutto pronto per la serata finale del più ambito riconoscimento letterario italiano. E al museo nazionale etrusco di Villa Giulia sono in mostra i libri finalisti. Ospitati nelle preziose vetrine, tra reperti antichi e opere uniche, ogni titolo ha ispirato un percorso e una collocazione suggerita da una frase dei dodici romanzi tra i quali è stata scelta la cinquina.

In corsa per la vittoria Marco Balzano, Helena Janeczek, Sandra Petrignani, Carlo D'Amicis e Lia Levi. Alla speciale visita guidata, a poche ore dalla cerimonia finale, con il direttore del museo, Valentino Nizzo, arrivano i due favoriti alla vittoria, che saranno protagonisti di una sfida all'ultimo voto: Marco Balzano con
Resto qui (Einaudi) e Helena Janeczek con La ragazza con la Leica (Guanda), che ripercorre la vita della fotografa Gerda Taro, curiosi di vedere dove hanno trovato posto i loro libri. Quello della Janeczek è tra anfore attiche vicino alla Sirena nel mito antico e moderno, ispirato alla frase del libro: «Le leggende dicevano che dopo il calar del sole, quando si pescava meglio, nel Danubio comparissero creature gigantesche, che risvegliavano nella sua testa di ragazzino in braghe, certe fantastiche paure». «Il mito delle sirene mi affascina molto. Ne La ragazza con la Leica ho cercato di usare lo sguardo dell'attrazione e, in una rifrazione a specchio, di far emergere qualcosa che resiste agli sguardi. Gerda Taro era seduttiva ma non adescatrice però le piaceva giocare. Non è stato facile restituire il suo fascino che viene fuori attraverso gli occhi degli altri. Non solo una moderna sirena ma guerriera e coraggiosa», dice la Janeczek che in questo momento non si sente tesa, «forse domani», dice. «I giochi - aggiunge - sono aperti.
Sono contenta di questa enorme opportunità. Sono venuta a Roma con mio figlio e un suo amico
», racconta la scrittrice di origini familiari ebreo polacche, che vive a Gallarate e guida anche la cinquina del Premio Campiello 2018.

Resto qui di Marco Balzano è nella sala dei Sette Colli, in una teca essenziale, pulita, lineare ispirata da questo passo del romanzo: «Scrissi che le industrie stavano trattando Curon e la valle come se fossero un posto senza storia. Invece noi avevamo agricoltura e allevamenti e prima che arrivasse quell'esercito di cafoni e quella marmaglia di ingegneri regnava l'armonia tra i masi e il bosco, tra i prati e i sentieri?». «Questo passaggio mi è particolarmente caro. Replicare il paesaggio non è possibile come affermava Pasolini. E nella Recerche, Proust dice che l'unico modo per accogliere un'opera d'arte sono le pareti bianche. Dobbiamo essere contenti delle pareti nude. Evitano la distrazione», sottolinea Balzano che ammette di non essere tranquillo. «Non lo sono mai e permango nella mia inquietudine. Non vedo l'ora che arrivi domani».

Location suggestiva per Carlo D'Amicis, in cinquina con
Il gioco (Mondadori) in una tomba tarquinese, una delle più ben conservate al mondo. La mostra, che sarà aperta fino al 30 agosto, è un susseguirsi di sorprese come accade davanti a Era, la dea della bellezza che nella sua teca ospita il libro di Elena Malaj, Dal tuo terrazzo si vede casa mia (Racconti Edizioni), tra i 12 finalisti.

E domani la diretta di Rai3, alle 23, condotta da Eva Giovannini con ospite speciale Giampiero Mughini, partirà proprio dalla sala del museo che ospita il famoso sarcofago degli sposi. 
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