Generazione Mbappé 2018: i talenti del futuro

Generazione Mbappé 2018: i talenti del futuro
di Benedetto Saccà
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Giovedì 5 Luglio 2018, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 19:37
A rifletterci, è pazzesca. È pazzesca la velocità cui il presente diventa passato, e il futuro riesce a piombare nel cuore dell’attualità. La sera si dorme sul trono e la mattina dopo si scivola nel dimenticatoio, improvvisamente scaduti. Nel caso del Mondiale sono bastate giusto tre settimane. Fino al 14 giugno, per dire, sul pianeta del pallone regnavano Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. Incontrastati signori, non ammettevano repliche, e imitazioni, e paragoni. Poi, nel correre di venti giorni, l’universo si è capovolto. Di colpo. E ad affacciarsi, lì sulla linea dell’orizzonte, è stato un sole grande: con la faccia di un bimbo. Un sole nato a Parigi nel 1998. Un sole che gioca nel Paris Saint-Germain e si chiama Kylian Mbappé. Per avere un’idea giusto un filo riduttiva, in Russia, Mbappé si è caricato sulle spalle la Francia, ha sbriciolato ogni avversario, ha saltato tutti gli ostacoli e ha regalato ai Bleus la qualificazione ai quarti di finale. Potente, tecnico, in una parola: dominante. D’improvviso, così, Messi e Ronaldo sono sbiaditi a creature di un passato perfino lontano: forse anche troppo. Eppure la forza del futuro è inarrestabile. E poi il presente inventa sempre strani compromessi pur di resistere allo sfrecciare del tempo: ma no, non può, e si trasforma in passato. Perché il calcio cambia, e si trasforma, ed evolve: e in un gesto secco sa concedere la gratitudine a chi è stato grande, e il privilegio del palcoscenico a chi merita di arrivare. Comunque va sottolineato che Mbappé non è l’unico giovane a offrire meraviglie: e di sicuro il pallone sa di poter rimbalzare morbido nel campo delle classi 1998 e 1999. Il marocchino Achraf Hakimi e il norvegese Martin Odegaard, ad esempio, sono due talenti di Real Madrid. È una bravura aurorale, se si vuole, però scintillante. E vale una citazione pure il sudcoreano Lee Seung Woo, cresciuto nel Barça e planato di recente a Verona.
GLI ITALIANI
In tema di Serie A, anche noi possiamo sbandierare bravura, altro che: ecco allora il piccolo grande portiere del Milan, Gianluigi Donnarumma, e il nuovo attaccante della Roma, Justin Kluivert. Entrambi sono accreditati di una carriera brillante, questo è chiaro. Di sicuro, però, dovranno confermare il proprio grado di bravura, spesso boicottato da alcune prestazioni un poco opache. Tuttavia il 1998 dev’essere un’annata baciata dalla fortuna. Ne sorridono, tra gli altri, il Manchester Utd e il Liverpool, che possono sfoggiare un paio di difensori di chiara prospettiva: cioè: l’olandese Timothy Fosu-Mensah e l’inglese Trent Alexander-Arnold, ora in Russia con la nazionale ad attendere la partita di sabato contro la Svezia. Bravi? Molto, molto bravi. Dell’inglese Jonathan Leko, 19 anni compiuti ad aprile, invece, si raccontano bellezze tecniche da tempo. È nato a Kinshasa, in Congo: il West Bromwich lo ha acquistato nel 2015 e nell’ultima stagione il Bristol City lo ha potuto coltivare. E, tutto sommato, ne ha anche raccolto i frutti. Dall’Olanda piove invece Matthijs de Ligt, 19 anni ancora da festeggiare. Chi è? Be’, dunque, de Ligt gioca nell’Ajax da difensore centrale e, nonostante l’età bimba, è divenuto cammin facendo un architrave della squadra di Amsterdam. Tanto che di recente la Juventus ha mostrato un certo interessamento nei suoi confronti. Infine bisogna sapere la storia di Malang Sarr, difensore francese del Nizza: a lungo ha giocato indossando una maglia senza nome. Solo il numero. Buffo è il motivo: semplicemente, non aveva firmato il contratto da professionista.
 
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