"Il giro del mondo in 80 abiti": la mostra all'ex Planetario di Roma

Mostra "Il giro del mondo in 80 abiti", Courtesy of Press Office
di Gustavo Marco Cipolla
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Giovedì 28 Giugno 2018, 17:57 - Ultimo aggiornamento: 18:16

Se per Jules Verne "La forza creatrice della natura vince l'istinto distruttore dell'uomo" con l'esposizione “Il giro del mondo in 80 abiti" ispirata al romanzo dello scirttore francese «Il giro del mondo in 80 giorni», e che inaugura oggi all'Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, ex Planetario di Roma con la curatela degli allievi dell'Accademia di Moda Maiani, il fashion diventa espressione di un attento lavoro di ricerca e sartorialità, ricordando come le capacità di ognuno di noi possano essere infinite. E' questo il percorso espositivo che racconta, attraverso un'ideale promenade, come il sistema moda sia pieno di sfaccettature e ricco di nuove proposte. Un cammino immaginario, un gioco di luci che accende i riflettori sui talenti emergenti che non dimenticano il passato e guardano avanti.
 

 


La moda, infatti, ha diversi linguaggi ed è poliglotta, non si ferma mai e continua a vivere facendo tesoro delle tradizioni di tutti i popoli. Dettagli, sfumature di colore, geometrie, per narrare l'incontro tra differenti culture e usanze. Maria Maiani, fondatrice e direttrice dell’Accademia riconosciuta dalla Regione Lazio, festeggia con questa mostra i suoi cinquanta anni di lavoro nell’Alta Moda e spiega «La nostra Accademia in­tende recuperare le radici del Made in Italy e la tradizione italiana del bello e ben fatto esaltandone la creatività e la capacità di progettare capi sia di alta moda che di pret à porter». Un percorso espostivo pieno di colori che va dal Regno Unito all'India, passando per la Cina, il Giappone, l'Australia, il Venezuela senza dimenticare i Paesi Arabi. Rivisitando l'archivio storico dell'Accademia ci si diverte con la moda e si prova a giocare in modo anticonformista con il fashion. In Cina, ad esempio, segni grafici con abiti dalle linee minimal e grafismi, diventano un passepartout per vivere in modo casual la quotidianità.

L'Australia svela il binomio del suo volto antico e allo stesso tempo moderno e le texture prediligono volumi essenziali, con linee lavorate in ecopelle. Per l'Inghilterra, patria regale e delle rockstar, dress che rivisitano, mediante una contemporanea tragressione, body tattoo old school. Il viaggio in mostra prosegue spostandosi in Giappone con l'eleganza senza tempo del kimono e che sembra quasi essere un wedding dress. Oro, ghirlande ricamate e tutto il candore del bianco per l'India. I giovani dell'Accademia Maiani hanno stoffa da vendere e, con un attento lavoro di ricerca, hanno pensato anche al Perù, rivisitando i costumi dell'antica civiltà Maja. Fiocchi e tessuti ispirati alla moda francese di Madame Coco Chanel per il Brasile che diventa, in una reinterpretazione estetica, un ludico accostamento di pattern e plumage carioca. I racconti de “Le Mille e una Notte” sono invece i protagonisti dei Paesi Arabi con mantelle in seta ricamata e preziosi drappeggi che evocano le onde dorate del deserto.

In Africa pattern colorati che sono un richiamo alle variopinte etnie e diventano spesso un girotondo armonico di colori, ma anche di iniziative benefiche e charity all'insegna dell'ethical fashion come ci ha insegnato Franca Sozzani, la storica direttrice di Vogue Italia, che con la sua “Black Issue” in copertina ha rivoluzionato la comunicazione del sistema moda e del Made in Italy. Allo stile classico del Messico, dove lei indossa una gonna a corolla blu notte e lui pantaloni in georgette, si contrappone il glamour newyorkese con trousers decorati che ricordando i suoi grattacieli. Green e magiche foreste, invece, per il Madacascar, fiore all'occhiello dell'esposizione.

La moda diventa un intreccio di storie, di simboli ma anche melting pot di culti, credenze e culture differenti che sono un inno alla gioia di vivere.
L'abito “Incontro delle religioni” rappresenta, infine, il bombardamento di “Guernica” di Pablo Picasso, i particolari di una Moschea, e un dettaglio del Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti. Come unico accessorio la citazione di madre Teresa di Calcutta impressa sul collo del mannequin: "La Vita è unica. Difendila".

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