Indifesa, il romanzo di Cesaro che smuove le coscienze

Un particolare della copertina di Indifesa
2 Minuti di Lettura
Giovedì 28 Giugno 2018, 15:39
«Mi chiamo Andrea e questo mi ha salvato». Comincia così “Indifesa” (La Nave di Teseo), uno dei romanzi più intensi degli ultimi anni. Roma, 1974. Durante l’ora di scienze, Andrea – terza media - chiede di andare in bagno e ha una fortissima emorragia. Una volta a casa, scopre di essere diventato una ragazza. È incredulo, confuso, spaventato: sconvolto. È solo l’inizio. La trasformazione non è definitiva e, per tutta la vita, farà avanti e indietro tra i due sessi. Psicologicamente, non solo fisicamente. Questo, senza mai capire come, quando e, soprattutto, perché. Intorno a lui, un mondo ostile, inospitale, crudele, che non accetta la sua diversità e la esorcizza sottoponendolo a ogni sorta di violenza, fisica e psicologica. Nessuno crederà ad Andrea. Nemmeno il padre, che se ne andrà di casa sbattendo la porta. Solo Livia – compagna di classe ritrovata anni dopo la Maturità – capirà e amerà sia l’uomo che la donna.

Giuseppe Cesaro – al suo esordio come autore, dopo una lunga carriera di ghost (è lui che ha aiutato Giuseppe Sgarbi a trasformare le sue memorie in romanzi) – firma una struggente parabola su identità («Può esistere in natura qualcosa contro natura?»), fede («In cosa crede chi crede?»), esclusione e solitudine. La storia di un’anima che riuscirà a non lasciarsi soffocare, e trovare la forza di vivere, capire, amare, perdonare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA