I lecci individuati, però, non sembrano soddisfare i requisiti necessari. Tanto che il Prefetto, Sebastiano Sacchetti, originario di Teramo, il 12 marzo del 1930, invia una nota al Podestà allegando le osservazioni dell’allora Comando Coorte Milizia Forestale: «Questo comando esprime il parere – si legge in un altro documento dell’epoca in possesso del Messaggero – che anziché adottare una unica specie (il Quercus Ilex) per l’alberatura proposta, sarebbe opportuno adottare due specie alternate fra loro poiché nell’eventualità che una specie di pianta dovesse fallire, potrebbe rimanere pur sempre l’altra». A questo proposito viene individuata un’altra tipologia: «L’altra specie che potrebbe anche adattarsi con probabilità di riuscita potrebbe essere il “Cercis Silisquastrum”. Ciò in base all’ottimo aspetto vegetativo che presenta questa specie già adottata in Piazza Palazzo».
La nota si chiude con la sollecitazioni a fornire chiarimenti prima possibile. Insomma, la questione degli alberi a piazza Duomo è datata addirittura 90 anni fa e fu oggetto di un preciso iter amministrativo e tecnico, così come si evince dalla documentazione storica.
Oggi è tornata in auge grazie alla proposta di recupero della piazza formulata dall’architetto Maurizio Mucciale, sposata dal sindaco e dal collega dell'Unione di centro, Raffaele Daniele, presidente della commissione Territorio. Un’idea di riqualificazione sulla quale si è acceso un fervido dibattito, come era nelle intenzioni dello stesso primo cittadino.
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