Lo scorso febbraio la Camera alta polacca aveva approvato con 57 voti favorevoli, 23 contrari e due astenuti la legge controversa sui campi di sterminio della seconda guerra mondiale . Essa stabiliva una pena carceraria per chiunque si riferisse ai campi nazisti come campi «polacchi» o accusasse la Polonia di complicità con i crimini della Germania nazista. Una rigidità che di fatto avrebbe impedito il lavoro degli storici anche perchè è innegabile che vi fossero dei collaborazionisti con il Reich anche se la Polonia era sotto una feroce occupazione. Un certo collaborazionismo non ha impedito ai polacchi di scrivere pagine di autentico eroismo per avere salvato ebrei durante quel periodo. I polacchi sono i più numerosi nella lista dei Giusti tra le Nazioni.
Immediate e durissime erano state le reazioni in tutto il mondo alla legge. Particolare sdegno da parte di Israele. Il ministro Yoav Gallant aveva definito la decisione «un caso di negazione della Shoah». «La memoria dei sei milioni di ebrei uccisi - aveva commentato - è più forte di qualsiasi legge. Proteggeremo la loro memoria e faremo nostra la lezione: la capacità di difenderci da noi stessi».
Anche l’ex ministra degli esteri Tizpi Livni aveva attaccato Varsavia: «Hanno sputato in faccia ad Israele due volte», era stato il suo commento. Aveva anche ricordato che a suo tempo era stato raggiunto un accordo tra il premier polacco e quello israeliano Benyamin Netanyahu e che questo «è stato ignorato».
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